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Venerdì, 19 Aprile 2024
LAVORO

Expo, chi è disoccupato lavorerà come "volontario"

Arriva la proposta sul servizio comunitario del ministro del Lavoro: impiegare come volontari i disoccupati con sussidio. Piovono le critiche dei "movimenti precari" milanesi: "Ecco il modo per mascherare il lavoro sottopagato"

Il ministro del lavoro Giuliano Poletti ha lanciato l'idea del servizio comunitario, forma di volontariato simile al servizio civile ma per i disoccupati. L’ipotesi è spiegata in un'intervista che Poletti ha rilasciato a Repubblica a proposito del piano Garanzia giovani, che partirà il prossimo 1 maggio e che coinvolgerà novecentomila persone tra 15 e 25 anni in attesa d'una occupazione.

“Bisogna fare in modo che nessun italiano in buone condizioni di salute che riceve un sussidio, per ragioni diverse, resti a casa a non fare nulla. Chi riceve legittimamente un aiuto dalla comunità perché ha perso temporaneamente il lavoro, sarebbe giusto che offrisse la sua disponibilità per quello che io chiamerei un ‘servizio comunitario. Per fare un esempio potrebbe rendersi disponibile a distribuire i pranzi alla Caritas o assistere gli anziani”

Questo secondo il ministro è l'obiettivo del "servizio" che obbligherebbe le persone che ricevono il sussidio di disoccupazione a non restare inattivi, "rimanere dentro la comunità e non isolarsi", così da avere "più opportunità per ritrovare un’occupazione".

Per qualcuno però il discorso del ministro non è che una "forma mascherata di lavoro sottopagato". In effetti una domanda sorge spontanea: perché non creare lavoro invece di impiegare in attività volontarie delle persone con un sussidio di disoccupazione? "Per garantire prestazioni di welfare continuando a tagliare lo stato sociale in maniera indiscriminata", spiegano sul loro sito gli attivisti di Punto San Precario-Rho fiera.

Inoltre questo meccanismo svaluterebbe quegli impieghi che oggi sono pagati con regolare contratto, e che domani potrebbero essere svolti dalla schiera di disoccupati con sussidio. Ma quelli di San Precario non si stupiscono: tutto ciò "non è altro che la proiezione sul piano nazionale dell’accordo Expo dello scorso luglio".

A luglio infatti i sindacati confederali e la società che gestisce l'Expo2015 hanno firmato un accordo sulle modalità di assunzione e impiego dei lavoratori per 6 mesi. "L'accordo prevede che in quel periodo 'lavoreranno' all’interno del sito 18mila volontari svolgendo mansioni identiche a quelle degli stewart, delle hostess e delle guide turistiche. L’ipotesi del ministro del Lavoro sul servizio comunitario, pertanto, visto in questa prospettiva non è altro che un sofisticato dispositivo di sfruttamento e di lavoro sottopagato" ci spiega Andrea di Punto San Precario-Rho fiera.

In realtà quello che è stato deciso per l'Expo2015 può valere anche per l'intero Paese. La necessità di una maggiore flessibilità sul lavoro è stata fortemente sostenuta da Confindustria, che nell'accordo per Expo ha avuto un ruolo centrale. E poi ha avuto un riscontro nel provvedimento sul lavoro del governo Renzi. "Il Job Act del governo Renzi non è altro che la conseguenza logica dell'accordo di luglio: nei contratti a tempo determinato si elimina il requisito di causalità dei 36 mesi, per l'apprendistato si abolisce l'obbligo di assunzione di una quota di lavoratori e adesso arriva anche la questione del lavoro volontario", continua Andrea.

Contro questa modalità di intendere il lavoro gli attivisti di San Precario scenderanno in piazza a Milano il primo maggio (che coincide con l'avvio del piano Garanzia giovani) per il Mayday2014. "Dal 2008 si è parlato dell'Expo come occasione per rilanciare il lavoro. A un anno dall'evento si potrebbero già fare dei bilanci: non mi pare che le sorti del Paese si siano sollevate. La crisi in Italia è sempre più difficile da sostenere e a dover fare sacrifici sono le fasce sociali più soggette all'esclusione - dice Andrea, che insiste - non è vero che non ci sono soldi: gli investimenti di Expo sono cominciati con un miliardo e 300 milioni di euro, che si sarebbero potuti utilizzare per il reddito di base".

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