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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Fine vita

Suicidio assistito, Fabio Ridolfi ha scelto come morire

Il 46enne immobilizzato da 18 anni a letto dalla tetraparesi comunica con un puntatore oculare e sceglie la sedazione profonda: "Lo Stato mi ignora". L'associazione Coscioni: "Il servizio sanitario non ha mai indicato il parere sul farmaco"

Fabio Ridolfi, il 46enne di Fermignano (Pesaro-Urbino), immobilizzato da 18 anni a letto a causa di una tetraparesi, ha scelto di porre fine alle sue sofferenze tramite la sedazione profonda e continua. Lo ha comunicato - secondo quanto reso noto dall'associazione Luca Coscioni - lo stesso Ridolfi tramite il puntatore oculare, in un video in cui spiega: "Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene". 

La decisione, spiega l'associazione Coscioni, arriva a seguito "della mancata risposta da parte del Servizio sanitario regionale delle Marche che, dopo aver comunicato con 40 giorni di ritardo il parere del Comitato Etico con il via libera per l'aiuto medico alla morte volontaria, non ha mai indicato il parere sul farmaco e sulle relative modalità di somministrazione". Per questo motivo Fabio Ridolfi il 27 maggio aveva anche diffidato formalmente l'Asur Marche a effettuare in tempi brevi le verifiche sul farmaco. Una diffida cui, però, l'Asur a oggi non ha mai risposto. 

L'appello di Fabio Ridolfi: "Gentile Stato, aiutami a morire"

Il parere favorevole del comitato etico sulla sussistenza delle condizioni necessarie per procedere con l'aiuto medico alla morte volontaria, incompleto perché mancante della indicazione del farmaco e delle modalità di somministrazione, era arrivato all'indomani di un appello pubblico di Fabio. L'uomo può muovere solo gli occhi, ma riesce a comunicare grazie a un puntatore oculare. Viene alimentato artificialmente e curato dai genitori. In un video si è rivolto direttamente allo Stato: "Aiutami a morire". 

"Ostruzionismo di Stato"

"Fabio aveva un diritto - dicono l'avvocato Filomena Gallo, segretario nazionale dell'associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio difensivo di Fabio Ridolfi, e Marco Cappato, tesoriere dell'associazione - quello di poter scegliere l'aiuto medico alla morte volontaria, legalmente esercitabile sulla base della sentenza 242 della Corte Costituzionale (Cappato\Dj Fabio). Un diritto che gli è stato negato a causa dei continui ritardi e dell'ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dal giudicato costituzionale e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta. Fabio merita rispetto e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile".

Dall'associazione sottolineano che "ogni giorno che passa per Fabio è un giorno di sofferenza in più, per questo ha deciso di non voler più aspettare e di procedere con la sedazione profonda e con la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale. È da oltre due mesi che aspetta e l'Asur continua a ignorare la sua richiesta, dopo aver tenuto per 40 giorni in un cassetto un parere che affermava la presenza dei requisiti per accedere legalmente al suicidio assistito. Non possiamo non notare anche il silenzio assoluto della politica nazionale, impegnata nell'insabbiamento al Senato del testo di legge sull'aiuto al suicidio, dopo che la Corte costituzionale ha impedito al popolo di esprimersi sul referendum". 

Chi è Fabio Ridolfi 

La vita di Fabio Rinaldi è cambiata per sempre nel 2004. Una domenica sera, 5 giorni prima di compiere 28 anni, il giovane viene colto da un malore improvviso mentre si trova a casa dei genitori. Nulla di doloroso, ma è evidente che qualcosa non va: ambulanza, pronto soccorso, ospedale, esami. Un'emorragia di un'arteria nel cervello gli ha provocato una tetraparesi irreversibile. Riesce a muovere solo gli occhi.

"Già nell'ottobre del 2006" spiegano dall'associazione Coscioni, Fabio "chiese pubblicamente di essere aiutato a morire, senza essere ascoltato dalle istituzioni". Nel 2020, dopo la vicenda di Fabiano Antoniani, scopre che "è diventato possibile, per le persone nelle sue condizioni, ottenere aiuto medico alla morte volontaria e porre fine alle proprie sofferenze". Da qui l'avvio delle pratiche per la richiesta formale.

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