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Sabato, 20 Aprile 2024
Caso Corona

Fabrizio Corona resta in carcere: il giudice respinge la richiesta dei legali

Il gip di Milano, Paolo Guidi, ha respinto l'istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati dell'ex fotografo dei vip. Resta in carcere anche la sua collaboratrice, Francesca Persi

Fabrizio Corona resta in carcere. Il gip di Milano, Paolo Guidi, ha respinto l'istanza di scarcerazione presentata venerdì scorso dagli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, difensore dell'ex fotografo dei vip, arrestato il 10 ottobre con l'accusa di intestazione fittizia dei beni. Anche Francesca Persi, storica collaboratrice di Corona finita in carcere insieme a lui, si è vista bocciare dal giudice milanese l'istanza di attenuazione della misura cautelare.

A inguaiare i due è stata la somma di denaro - 1,7 milioni di euro - che Persi nascondeva all'interno di un controsoffitto del suo appartamento milanese.

Gli inquirenti della Dda di Milano - l'inchiesta è condotta dal pm dell'antimafia Paolo Storari - hanno poi rintracciato un altro "tesoretto" riconducibile all'ex re dei paparazzi: circa 900 mila euro trasportati oltre confine in un borsone dalla stessa Persi e custoditi in due cassette di sicurezza di una banca di Innsbruk, in Austria.

Nell'interrogatorio di garanzia sostenuto giovedì scorso a San Vittore davanti al gip Guidi, Corona e la sua collaboratrice si sono giustificati affermando che quel denaro - complessivamente più di 3 milioni di euro - era di Atena, società di promozione ed eventi che, tra l'altro, è titolare dei diritti di immagine dell'ex re dei paparazzi. Soldi che, sempre stando alla linea difensiva, sarebbero il frutto di "guadagni in nero" pagati da titolari di discoteche e locali notturni come compenso per le sue prestazioni professionali e che Corona era pronto a dichiarare al fisco perché, hanno assicurato i suoi legali, voleva pagare tutte le imposte dovute su quella somma. Per questo motivo i legali dell'ex fotografo avevano presentato la domanda di scarcerazione. 

Francesca Persi risulta l'amministratrice di Atena. In realtà, secondo l'accusa, la donna era soltanto una "prestanome" perché di fatto sarebbe stato Corona a gestire la società, a dispetto delle pene accessorie (inabilitazione dall'esercizio di imprese commerciali e incapacità di esercitare uffici direttivi) disposte per lui in relazione ad alcune condanne per bancarotta e altri reati fallimentari.

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