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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Roma

La grande truffa dei falsi tamponi

Un’infermiera li rubava dall’ospedale, il complice faceva il prelievo a pagamento. Poi davano ai pazienti finti referti. Almeno 30 vittime

Una grande truffa con falsi tamponi sarebbe stata scoperta a Civitavecchia, dove un'infermiera e il suo compagno rubavano i test dall'ospedale San Paolo e li somministravano a domicilio e poi recapitavano i falsi referti a domicilio con l'attestazione di negatività. Secondo la procura sarebbero almeno 30 le vittime. 

La grande truffa dei falsi tamponi

Il Messaggero racconta che sono indagati Simona I., 35 anni, nata a Napoli ma residente a Civitavecchia, e Domenico D., 50 anni, nato a Giugliano in Campania e suo convivente. L'ipotesi di reato è di concorso in falsità materiale, sostituzione di persona ed esercizio arbitrario della professione medica. Ma il fatto che abbiano fornito anche il responso potrebbe aggravare la loro posizione visto che potrebbero aver contribuito al diffondersi del contagio da coronavirus nel Lazio distribuendo patentini di immunità a persone che potrebbero aver contratto la malattia. 

La storia comincia a settembre quando il compagno dell'infermiera esegue tamponi ai lavoratori di una ditta di pulizie di Roma. L'11 settembre arrivano i risultati: tutti i dipendenti risultano negativi ma una delle lavoratrici si insospettisce perché nel foglio intestato all'ospedale Spallanzani c'è una postilla che dice che non è esclusa la sua positività. Al centro infettivologico le fanno sapere che quel test non è mai stato processato da loro e a quel punto scatta l'indagine. 

Si muove la pubblica ministera Allegra Migliorini mentre dallo stesso ospedale capitolino controllano e scoprono, attraverso lo studio d’invio del referto, che è riconducibile alla Asl Roma4, a Civitavecchia. La signora va alla sede di via Terme di Traiano della città portuale, ma anche qui le dicono che quel foglio non è mai stato prodotto nemmeno dalla Asl Roma4. Secondo la ricostruzione degli inquirenti l'infermiera prelevava i test dal reparto di ortopedia dell'ospedale in cui lavorava e li consegnava al compagno, che si recava a domicilio per effettuarli e stilava i falsi referti partendo da uno vero dello Spallanzani e grazie all'ausilio di un pc. 

La coppia è stata anche sottoposta a perquisizione domiciliare qualche giorno fa. I carabinieri della compagnia di Civitavecchia, che stanno portando avanti l’indagine insieme ai Nas di Roma,hanno trovato nell’appartamento dove vivono i due - tra l’altro a due passi proprio dall’ospedale San Paolo - sia gli stick dei tamponi, che altro materiale medico, come lacci emostatici, garze e medicinali di vario tipo.

Tutto il materiale è stato fatto visionare ai dirigenti della Asl, che hanno confermato che quei dispositivi erano proprio in dotazione alla struttura sanitaria civitavecchiese. Non solo, i carabinieri del Nas e della compagnia di Civitavecchia, nelle ultime 48 ore, hanno sentito almeno una cinquantina di persone tra Roma e Civitavecchia, con il sospetto che anche queste possano essere state sottoposte ai finti tamponi da parte della coppia.

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