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Giovedì, 28 Marzo 2024
La condanna / Palermo

Il falso invalido (che sta benissimo) con la pensione da quando aveva 30 anni

L'uomo condannato nelle intercettazioni diceva: "Non voglio lavorare e lo Stato mi deve campare". Fu coinvolto con altre persone nell'inchiesta "Malati immaginari" del 2015. Aveva fatto avere il sussidio anche all'amante e a finte badanti con cui si presentava alle visite mediche dell'Inps. Condannate anche altre tre imputate

"Non voglio lavorare più, lo Stato mi deve campare!". Era chiaro Giuseppe Cinà, oggi 67 anni, e con una pensione di invalidità in tasca da quando ne aveva 30. Era però un "malato immaginario" (e l'inchiesta del luglio 2015 a Palermo portava proprio questo nome) e aveva incassato indebitamente l'assegno dell'Inps per tanti anni. Adesso, assieme ad altre tre persone, è stato condannato in via definitiva per truffa. La decisione è della seconda sezione della Cassazione, presieduta da Luciano Imperiali, che ha confermato integralmente la sentenza emessa dalla Corte d'Appello a giugno del 2020, con il rito abbreviato: Cinà dovrà scontare 5 anni e mezzo, Patrizia Ribaudo e Giovanna Naccari 2 anni a testa, e Maria Vaccaro un anno e 4 mesi. I giudici hanno dichiarato inammissibili i loro ricorsi e li hanno anche condannati a versare tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende.

Cinà aveva in passato (e per un breve periodo) lavorato come muratore, ma per il resto del tempo era andato avanti con una pensione di invalidità a cui non aveva diritto: "Non voglio lavorare più... Lo Stato mi deve campare! Io il muratore facevo, facevo il barista", così diceva. Non solo. Aveva anche reclutato diverse persone che, spacciandosi per badanti o parenti, potessero accompagnarlo alle visite mediche davanti alla commissione medica dell'Inps. Alcune di loro erano però "invalide" a loro volta, cioè percepivano la pensione indebitamente ed esattamente come lui.

L'imputato aveva aiutato anche l'amante ad avere un sussidio senza i requisiti: "Tu devi prendere 800 euro al mese, ci arriveremo tranquilla, tu sei l'amante mia e tu camperai come dico io, hai capito?", le spiegava infatti. Come era emerso dall'indagine, mediamente le pensioni ottenute truffando l'Inps oscillavano tra i 500 e i 700 euro al mese, con un danno da un milione e mezzo per l'istituto di previdenza, che si è costituito parte civile nel processo.
 

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