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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Family day a Roma: la sfida alle unioni civili

Raduno al Circo Massimo a Roma contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili: il punto più contestato è l'estensione alle coppie omosessuali della possibilità di accedere alla cosiddetta "stepchild adoption". E' il terzo Family day, dopo quelli del 2007 e del 2015

ROMA - "Due milioni di persone a Roma". Lo dicono gli organizzatori del Family day nella capitale, mobilitazione con la quale si punta a influenzare l'iter del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili.

"Qui al Circo Massimo siamo tanti e anche più degli scorsi raduni del Family Day - ha detto dal palco il portavoce Massimo Gandolfini - siamo qui per dire che la famiglia non è un luogo di violenza e di obbrobrio ma una realtà di gioia e di accoglienza. Questa piazza non fa guerra a nessuno, siamo due milioni. Renzi ne tenga conto. Il ddl Cirinnà deve essere totalmente respinto: non bastano operazioni di maquillage".

GIORGIA MELONI - "Ho appena scoperto di aspettare un bambino", e per questo "sempre più convinta che il ddl è una legge contro i bambini". Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, annuncia al Family Day di essere incinta. "Questa manifestazione non è assolutamente fatta contro qualcuno se non contro il ddl Cirinnà. Il vero obiettivo di quella legge - spiega la Meloni - sono le adozioni per le coppie omosessuali".

Quello di oggi è stato il terzo Family day, dopo quello del 12 maggio 2007 che bloccò i "Dico" del governo Prodi e la manifestazione del 20 giugno 2015 convocata in quel caso, in particolare, per "il diritto di mamma e papà ad educare i figli e fermare la 'colonizzazione ideologica' della teoria gender nelle scuole". Entrambi gli eventi si sono tenuti a Roma in piazza San Giovanni, mentre oggi ci si è spostati al Circo Massimo, un luogo più grande e adatto a contenere le centinaia di migliaia di partecipanti arrivati nella capitale da tutta Italia.

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La Questura ha predisposto un piano di sicurezza e gli organizzatori hanno diffuso un vademecum di consigli: “Non rispondete a giornalisti e provocatori. Muovetevi in gruppi”. Gli organizzatori si aspettano un successo, contando soprattutto su una numerosa partecipazione dei movimenti cattolici, realtà laiche vicine alle loro istanze e rappresentanti di confessioni religiose non cattoliche. La mobilitazione è nata dal basso, spiazzando anche alcuni ambienti della Chiesa, il cui appoggio questa volta sembra comunque più determinato rispetto al 2015. Il presidente della Cei Angelo Bagnasco ha definito la manifestazione "condivisibile" e dalle finalità "assolutamente necessarie", mentre il Papa, davanti ai giudici della Rota romana ha ricordato, non casualmente a pochi giorni dall'evento, che "non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione".

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Tra le questioni più contestate contenute nel ddl c'è l'estensione alle coppie omosessuali della possibilità di accedere alla cosiddetta "stepchild adoption" (l'adozione del figliastro, ovvero l'adozione del figlio biologico o adottivo di uno dei due partner da parte dell'altro, che di fatto diventa il secondo genitore). Non si potrà comunque concedere per i minori che hanno già entrambi i genitori legalmente riconosciuti, anche se separati. Per questo i contrari al ddl sostengono che estendere questa possibilità alle coppie gay significhi di fatto incentivare per le coppie di uomini la pratica dell'utero in affitto (possibile all'estero in Stati Uniti, Canada, Sud Est Asiatico, India) e della fecondazione eterologa per una coppia di donne.

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