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Venerdì, 29 Marzo 2024
ECONOMIA

Con la crisi dopo il caffè ecco la 'spesa sospesa'

Diverse iniziative di solidarietà per sostenere chi non può permettersi i generi alimentari. Un modo per combattere la crisi e fare del bene alla propria comunità

Tutto è cominciato il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia: Coldiretti e Banco Alimentare hanno iniziato a chiedere ai milanesi di pagare tre euro in più rispetto ai propri acquisti. Quei soldi erano destinati a chi non può permettersi di pagare per i generi alimentari. Un'idea che è nata dall'antica tradizione del 'caffè sospeso', in uso sin dall'ottocento a Napoli e nelle zone dell'antico regno delle Due sicilie: quando al bar ci si concede un momento di relax al posto di pagare solo un caffè se ne pagano due e il secondo verrà 'offerto' a chi non può permetterselo.

L'iniziativa ha preso vita prima in una bottega alimentare di Corso San Gottardo a Milano e poi ha preso piede: la ‘spesa sospesa’ durerà fino al 13 dicembre 2014 ed è allo studio una sua estensione in Lombardia in tutte le botteghe agricole di Campagna Amica e nei 150 farmers’ market attivi sul territorio regionale. Nuove realtà stanno aderendo all'iniziativa e da poco è possibile fare la 'spesa sospesa' anche in provincia di Varese, a Busto Arsizio, grazie all'associazione Busto nel Cuore.

Anche in Emilia Romagna ci sono esperienze simili per venire incontro a chi non riesce più a permettersi i generi alimentari. A Modena c'è Portobello, un 'emporio sociale' dove si fa la spesa con i punti: ogni famiglia ha una sua tessera e i punti possono essere accumulati in base ai servizi che si offrono alla comunità. Questo meccanismo crea una catena solidale che coinvolge l'intera città, come spiegano gli ideatori del progetto:

"Portobello è un progetto con il quale la comunità modenese aiuta se stessa, è un luogo in cui si produce solidarietà. Ciascuno è chiamato ad offrire quanto è nelle sue possibilità per aiutare la comunità colpita da una così forte crisi economica: le aziende donano cibo, strumenti, servizi o denaro, i volontari il lavoro, la competenza e la passione, i cittadini possono donare il denaro per acquistare la spesa per altri in difficoltà o il cibo in occasione di raccolte organizzate,  le istituzioni offrono gli spazi e la garanzia dell’equità, gli utenti il loro tempo e la loro abilità per azioni di volontariato"

La buona notizia è che la comunità a tutte queste esperienze ha risposto bene. Quella cattiva è che in realtà tutto questo serve a far fronte a un'esigenza sociale, più evidente con la crisi perché più diffusa: in Italia sono oltre 18 milioni le persone a rischio povertà, quasi un italiano su tre (il 29,9 per cento). Fare la spesa è diventato più difficile per sempre più persone.

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