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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Carceri, l'urlo della madre di Perna: "Guardate queste foto e ditemi se è morto di ictus"

Parla Nobila Scafuro, madre di Federico Perna, morto nel carcere di Poggioreale a Napoli l'otto novembre. Dalle foto dell'autopsia emergono nuove ombre sul caso e sua madre darà battaglia per verità e giustizia

"In autopsia non aveva più denti in bocca. Era mancino e il braccio era martorizzato segni rossi, liquido. Il segno di uno stivale sulla schiena e un buco in fronte...non è morto come dicono per un ictus" così Nobila Scafuro parla dopo l'autopsia del corpo del figlio, Federico Perna, morto nel carcere di Poggioreale l'otto novembre scorso. Era detenuto nonostante gravi patologie croniche e adesso si dovrà fare chiarezza sulla morte del giovane. Sul caso sono state presentate tre interrogazioni parlamentari al Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri per chiedere una indagine interna al penitenziario. "Beretta, il sottosegretario al ministero della Giustizia, rispondendo all'interrogazione parlamentare di Salvatore Micillo del M5s, ha detto che Federico era pericoloso. Io dico che era malato. Per loro era un tossico, per me è mio figlio" continua Nobila.


ATTENZIONE: LE IMMAGINI CHE SEGUONO A QUESTO LINK POSSO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA': GUARDA LE FOTO DELL'AUTOPSIA DI FEDERICO PERNA

La Guardasigilli ha deciso di avviare una “rigorosa indagine amministrativa interna” disposta direttamente dal ministero attraverso il capo del Dap Giovanni Tamburino, sulle cause della morte. Cancellieri ha inoltre espresso “le sue condoglianze e la sua personale vicinanza alla mamma del giovane”, auspicando che "sulla vicenda sia fatta completa chiarezza".

"Anche il ministro si è arrabbiata ma per troppo tempo si è dato anche più voce alla politica che alle esigenze sociali di un popolo rovinato. Bisogna andare a vedere dove c'è il marcio e dove c'è povertà. Le carceri sono il primo di questi luoghi".

"Non c'è rispetto per la dignità umana nelle carceri e l'esperienza di mio figlio lo dimostra: spesso è stato trasferito, nonostante le sue condizioni di salute. Lo hanno pure portato in carceri della Campania, come Poggioreale, quando per legge un detenuto dovrebbe stare nella regione di residenza, quindi nel suo caso nel Lazio".

Tantissimi sono stati gli spostamenti: Regina Coeli, Velletri, Cassino, Viterbo, Secondigliano, Benevento e poi l'ultimo Poggioreale a Napoli: "Come mai un malato di epatite c stava con in un carcere sovraffollato?  Perché Federico era ancora dentro, visto che era malato gravissimo? Perché non è stato ricoverato quando ha chiesto di essere curato? E perché l’hanno picchiato? Lo Stato mi deve tante risposte. Federico è stato massacrato da un sistema, il sistema delle carceri"

C'era anche la documentazione che attestava come le sue condizioni fisiche non fossero idonee alla carcerazione. Ma non soltanto: "Ci sono troppi fatti neri intorno alla morte di mio figlio - continua Nobila Scafuro - il fatto che sia morto di ictus come afferma il certificato di morte ma basta guardare le foto per avere un'idea diversa. Poi prima di morire ha avuto una crisi respiratoria intorno alle 16,20 ma l'ambulanza è stata chiamata soltanto alle 18, calcolando che l'ospedale è a poche centinaia di metri da Poggioreale. L'autopsia è stata fatta dopo sei giorni e non dopo due, come per legge: Federico soffriva anche di leupenia e molti segni delle percosse sono rimasti nonostante sia passato del tempo. Quando ho visto il suo corpo non sapevo dove accarezzarlo".

Nobila sembra pronta a dare battaglia per suo figlio e per l'esperienza che sta passando e ha passato ma non solo: "Il 30% de detenuti sono malati gravi. Sappiamo tutti che le carceri sono sovraffollate. Perché i detenuti che hanno bisogno di cure non possono andare in ospedale? Posso avere il sospetto che siano le fasce deboli della popolazione a morire in galera? Sono esseri umani anche loro. Anche Federico lo diceva: mamma ho sbagliato e devo pagare, ma qui mi stanno uccidendo. Lui non ha mai avuto un giorno di permesso o un premio e non aveva ucciso nessuno".

E non ha intenzione di arrendersi: "Faccio tutto questo perché quello che è successo a Federico e altre persone qui in Italia potrebbe succedere a chiunque. Io sono una cittadina italiana e dallo Stato pretendo rispetto. Per questo non ho paura di denunciare. Io non mollo, più dignità e meno omertà. Voglio condividere questo dolore anche con chi non lo conosce perché le istituzioni mi hanno lasciato sola".

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