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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'intervista / Italia

"Otto femminicidi in un mese, il Codice Rosso è utile ma non basta"

Vanessa Zappalà è l'ottava donna uccisa solo ad agosto, oltre 40 da inizio anno. Il giudice in prima linea Valerio de Gioia spiega a Today: "Bisogna intervenire subito e tutelare anche dopo la denuncia"

Vanessa Zappalà è stata l’ultima. Uccisa a colpi di pistola sul lungomare di Aci Trezza, domenica sera, mentre passeggiava con gli amici. A svuotarle addosso il caricatore un uomo, Antonino Sciuto, che non ha accettato di essere lasciato e che le ha teso un agguato in mezzo alla folla, determinato a raggiungere il suo obiettivo: annientarla. Vanessa aveva 26 anni e viveva a Trecastagni, piccolo paese ai pedi dell’Etna. Aveva provato a difendersi dalla minaccia che era diventata l’ex fidanzato, denunciandolo più volte per stalking, e per lui erano scattati gli arresti domiciliari e il divieto di avvicinamento. Provvedimenti che non sono serviti a scoraggiarlo, e che non sono bastati a proteggerla.

Codice Rosso, il giudice de Gioia: "Strumento insufficiente"

Vanessa è l'ennesima donna uccisa da un partner o un ex partner nel 2021, una conta lunghissima iniziata il 16 gennaio del 2021 con l’omicidio di Victoria Osagie: 34 anni, è stata accoltellata a morte dal marito, Moses Ewere Osagie, durante l’ennesima lite scoppiata nella loro abitazione di Concordia Sagittaria. Otto mesi dopo quello di Vanessa è l’ultimo nome che si aggiunge a una lista drammatica e sempre più preoccupante che supera i 40 nomi.

Prima di Vanessa ci sono state infatti Marilyn, Silvia, Shegushe, Catherine, Stefania, e poi Tiziana, Ilenia, Piera, Clara, Annamaria, Saman, Bruna, Vincenza, Angela, Silvia, Sharon, Chiara, Tunde, Emma, Lidia, Sonia, Rossella, Deborah, Ornella, e l’elenco insanguinato continua ancora, talmente lungo da anestetizzare. La piaga del femminicidio però è reale, concreta e sempre più attuale, come conferma Valerio de Gioia, giudice della prima sezione del Tribunale penale di Roma, che sui femminicidi e il Codice Rosso - la norma adottata nel 2019 per tutelare le vittime di violenza - si è specializzato.

Giudice de Gioia, l’aumento dei casi di maltrattamento e violenza sulle donne è una percezione o si riscontra anche nei numeri?

"C’è stata decisamente un’impennata di casi di maltrattamenti in famiglia, soprattutto quelli in cui si verifica la cosiddetta “violenza assistita”, e cioè la violenza perpetrata davanti ai figli minori. E sempre più spesso i maltrattamenti degenerano nell’omicidio. Sono rimasto molto colpito dai fatti degli ultimi giorni, è una sequenza che pare infinita e i mesi estivi diventano esplosivi, come spesso accade in occasione di festività e ferie. Non è casuale che le violenze aumentino in quei momenti che rompono la routine del lavoro, in cui ci sono altre problematiche e si passa meno tempo tra le mura di casa. Le ferie e le feste sono momenti che possono fare esplodere situazioni già gravemente compromesse".

Analizzando l’andamento del fenomeno nel 2021 emerge qualche differenza rispetto al passato?

"Diverse. Innanzitutto spesso si assiste a omicidi-suicidi, riusciti o tentati, che sono situazioni diverse rispetto alle classiche dinamiche del femminicidio e ai casi cui siamo abituati a pensare: l’autore del delitto si uccide a sua volta. Inoltre, drammaticamente, questi episodi parrebbero una serie di delitti annunciati. Amici e familiari hanno in molti casi confermato che la vittima era preoccupata, in un caso a un soggetto erano state sequestrate armi perché non aveva sul porto d’armi, in altre c’erano denunce e in altre ancora segnalazioni della Asl su problemi mentali. Ecco, su questo occorre intervenire. In presenza di persone con problematiche di natura psichiatrica e magari anche con precedenti penali deve scattare immediatamente un controllo più attento, non si può attendere".

Il Codice Rosso in questo senso ha aiutato?

"Il Codice Rosso è un ottimo strumento che ha però un presupposto fondamentale: parte da una denuncia di atti persecutori, maltrattamenti o minacce. Il che significa che se la vittima denuncia il meccanismo si attiva immediatamente, la persona viene sentita dalle forze dell’ordine e dal pubblico ministero e può essere chiesa e ottenuta una misura cautelare. In assenza di denunce chi è già vittima di reati spia (reati come minacce, stalking o maltrattamenti, ndr) diventa inutilizzabile: se non c’è denuncia, per esempio, ma solo una segnalazione della Asl su un soggetto con problematiche, ci sono altri canali informativi che non possono però far attivare il Codice Rosso, e questo è il problema che si lega soprattutto agli episodi di questi giorni".

Che cosa comporta l’attivazione del Codice Rosso?

"Sicuramente è uno strumento utile, sempre in caso di denuncia, perché c’è una tutela immediata con un provvedimento concreto disposto da subio. È stato un passo avanti significativo, ma resta insufficiente e va potenziato soprattutto per il dopo. Se il provvedimento adottato in via di urgenza non si traduce in una definizione celere del processo i tempi si allungano enormemente e di fatto si lascia la donna sola. La persona che subisce violenza, già traumatizzata, deve presentarsi più volte in udienza, per anni è costretta a raccontare e ricordare quanto ha subito, magari con l’avvocato di controparte che cerca di mettere in luce criticità. Ed è qui che si verifica un fenomeno che in Italia è purtroppo ancora molto frequente: la vittimizzazione secondaria".

Di cosa si tratta?

"Fondamentalmente di trattare la vittima come fosse partecipe dei reati subiti. Cerco di spiegarmi meglio: un conto è denunciare il furto di una macchina, e tirare avanti un procedimenti per tre anni in cui devo ripetere cosa è successo. Un conto è ripetere per tre anni le violenze subite, rispondendo a una lunga serie di domande che in alcuni casi riportano a galla tutto, magari accompagnate da tentativi di delegittimare la denuncia. La difesa e il contraddittorio sono un sacrosanto diritto, ma le vittime vanno  tutelate anche dopo".

Con il Codice Rosso le denunce sono aumentate?

"Io posso dire che i casi di violenza e maltrattamento di cui mi occupo sono aumentati enormemente, non so se sia legato strettamente all’aumento dei casi o all’aumento di denunce. Purtroppo il covid ha aiutato questa statistica, soprattutto quando si parla di violenza davanti ai minori: il marito o il compagno non possono uscire perché magari lavorano in smart-working, i figli restano a casa e il litigio che avveniva una tantum in loro presenza si moltiplica. Fortunatamente Roma ha fatto fronte all’aumento dei casi perché ha sezioni specializzate, c’è un pool di pm interni, un turno dedicato con un pm che costantemente segue questi casi, i giudici hanno il polso della situazione ed è fondamentale anche per eliminare eventuali denunce strumentali. Il Codice Rosso è un valido strumento, ripeto, ma si concentra sulla fase iniziale: se non spingiamo su maggiori tutele per la donna nella fase successiva, sullo snellimento e il potenziamento dell’iter processuale, troveremo sempre più spesso donne che non denunceranno".

Femminicidi: agosto di sangue

Solo ad agosto le donne uccise sono state otto, tre fra il 10 e il 12 agosto e altre quattro tra il 17 e il 22 agosto: la 39enne Marylin Pera è morta sotto le coltellate inferte dal compagno Marco De Frenza nella casa di lui, a Vigevano; la 46enne Silvia Manetti è stata uccisa a Monterotondo Marittimo, in provincia di Grosseto, anche lei accoltellata dal compagno, Nicola Stefanini, che si è costituito; il corpo senza vita di Shegushe Paeshti, 54 anni, è stato trovato di fianco a quello del marito in un appartamento di Cazzago San Martino, in provincia di Brescia, lei strangolata, lui impiccato dopo avere portato a termine l’omicidio. Il 17 agosto a Roma ancora un omicidio-suicidio, questa volta in via Giustiniana: Mario P., 83 anni, ha ucciso la moglie Pierina, anche lei 83 anni e gravemente malata, e poi si è impiccato.

E poi la terribile storia di Carpiano, piccolo centro del Milanese: Salvatore Staltari, 70 anni, nella notte tra sabato e domenica ha ucciso con un revolver la compagna Catherine Janis, 41 anni, e la figlia 15enne Stefania, e poi ha rivolto l’arma contro di sé. Ancora, Maria Rosa Elmi, 73 anni, uccisa sabato con una fucilata nei pressi di Bologna dal marito 77enne che ha provato a uccidersi a sua volta ed è stato salvato in extremis. Con Vanessa fanno altre tre donne uccise in poche ore.

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