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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca di una morte annunciata / Vicenza

La strage di Vicenza, il killer ha ucciso prima Gabriela: l'imboscata a Lidia con il cadavere in auto

Emersi particolari inquietanti sul doppio femminicidio. La ricostruzione della mattanza: cronaca di una morte annunciata

Il giorno dopo il duplice femminicidio di Vicenza arriva l'inquietante ricostruzione della mattanza compiuta da Zlatan Vasiljevic, il bosniaco che ieri ha ucciso l'ex moglie e l'ex compagna prima di sucidarsi. L'uomo avrebbe ucciso per prima Gabriela Serrano, la venezuelana freddata con un colpo alla nuca e trovata nell'auto parcheggiata in una piazzola di sosta in tangenziale: con il cadavere della donna a bordo si è recato in via Vigolo per amazzare Lidia Miljkovic.

Un killer che odiava le donne, un assassino libero di andare in giro con armi da fuoco e granate e pronto a fare una strage. Questo è il ritratto di Zlatan Vasiljevic, un omicida che a sangue freddo ha tolto la vita a due persone nell'arco di poche ore, prima di suicidarsi e che voleva accanirsi anche verso i suoi stessi figli, i genitori e il nuovo fidanzato di Lidia Miljkovic, la moglie dalla quale era da tempo separato. Lidia, 42enne di origine serbe residente a Schio, ha vissuto l'inferno prima di precipitare per sempre nel buco nero della morte violenta per mano di un uomo verso il quale  la Procura di Vicenza aveva in precedenza iscritto a più procedimenti penali — uno dei quali di recente concluso con sentenza definitiva di condanna — per i reati di maltrattamenti in famiglia in persona del coniuge, di lesioni personali e minacce anche nei confronti dei familiari della donna.

L'assassino, Zlatan Vasiljevic, ex camionista bosniaco di 42 anni, nel mese di marzo 2019 era stato anche sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere, con attenuazione successiva degli arresti domiciliari, del divieto di avvicinamento alla persona offesa e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tutte misure decadute nel mese di febbraio 2021, quando il killer era tornato in libertà, "riabilitato" dal tribunale dopo un percorso di recupero attraverso un'associazione. Un uomo che, come ha confermato Lino Giorgio Bruno - procuratore capo di Vicenza - "non era più sottoposto a misure cautelari". La feroce persecuzione verso la moglie, iniziata 10 anni fa con pestaggi quotidiani anche gravi - come quando ha mandato Lidia in ospedale spaccandole la testa contro al frigo davanti ai figli - e ripetute minacce di morte, si è risolta in pochi giorni di carcere e meno di due anni di provvedimenti nei suoi confronti. Eppure Lidia aveva avuto il coraggio di denunciare, ma non è servito a niente. La giustizia italiana, ancora una volta, non è riuscita a scongiurare una morte annunciata. E nella sua violenta follia l'uomo ha travolto anche un'altra donna, Jenny Gabriela Serrano, cittadina venezuelana, con la quale da tempo aveva instaurato un rapporto, naufragato anch'esso, e che è stata trovata morta nell'auto ferma lunga la tangenziale di Vicenza, freddata con un colpo di pistola alla nuca prima che il killer mettesse fine alla propria esistenza e a quella dell'ex moglie.

L'orrore è iniziato verso le 9:30 di mercoledì 8 giugno quando il personale della Mobile e delle Volanti della Questura di Vicenza è intervenuto in via Vigolo, località Gogna, a Vicenza. Un quartiere residenziale nel quale Lidia Miljkovic si era recata a svolgere il suo lavoro di colf in una villetta, dopo aver portato a scuola - come faceva ogni mattina - la figlia di 13 anni e il figlio 16enne. Alla polizia era arrivata una segnalazione di esplosioni di colpi d'arma da fuoco. A spararli, con una pistola semiautomatica di matrice jugoslava detenuta illegalmente, era stato Vasiljevic il quale aveva teso un agguato all'ex moglie. Ha atteso che la donna arrivasse con la sua Audi A3 e ha iniziato a far fuoco mentre lei era ancora al volante. Lidia ha cercato di scappare, uscendo dall'auto, ma è stata raggiunta dal killer che l'ha crivellata con 7 colpi, lasciandola senza vita sull'asfalto della via in un lago di sangue, per poi scappare al volante di una Mazda. 

Le indagini della polizia, arrivata poco dopo sul luogo del delitto, hanno portato direttamente al bosniaco ed è subito scattata la caccia all'uomo e il dispositivo di protezione verso i figli, i genitori e il compagno di Lidia - Daniele Mondello - portati per sicurezza in questura a Vicenza. Le forze dell'ordine, nel frattempo, si sono mosse con posti di blocco in città e in provincia, con pattugliamenti anche sui Colli Berici e con i reparti speciali pronti a entrare in azione. La dinamica della fuga del killer, nelle ore successive, non è stata ancora chiarita. A un certo punto Vasiljevic ha imboccato con l'auto, colma di valige secondo il piano di fuga che l'uomo aveva predisposto, la tangenziale sud verso Padova. L'assassino deve però aver capito di non avere scampo e si è fermato su una piazzola di sosta, da dove ha lanciato un paio di granate di fabbricazione slava (modello M52 come riferito dagli inquirenti) sull'autostrada che fiancheggia la tangenziale, poco prima delle gallerie dei Berici. Uno di questi ordigni è esploso, lasciando un cratere nel fossato che separa la tangenziale dall'autostrada e le schegge si sono conficcate sull'abitacolo di un furgone in transito sull'A4, fortunatamente senza nessun danno per il conducente. L'altra, come riferisce la Procura, è stata trovata inesplosa, sempre all'interno del fossato. E poi Vasiljevic si è sparato in bocca. 

La Mazda, intestata a Falet Alezandro Naja, venezuelano residente a Rubano in provincia di Padova ed ex compagno di Gabriela , è stata appunto segnalata intorno alle ore 15:45, ferma al chilometro 800 della tangenziale sud. Il personale della Squadra Mobile intervenuto sul luogo ha accertato che all’interno del mezzo c'erano i cadaveri di Vasiljevic e di Gabriela, quest'ultima trovata sul sedile posteriore.  Il traffico sull’intera carreggiata, a quel punto, è stato immediatamente bloccato e dirottato per il timore di esplosioni, con creazione di un ampio circuito di sicurezza. Sul posto è intervenuto anche personale dell’Unità Operativa di Primo Intervento delle Questure di Padova e Verona e del Nucleo Artificieri di Venezia. Gli artificieri ed il personale della Polizia Scientifica hanno in seguito accertato che l'uomo impugnava una pistola semiautomatica con proiettile in canna, trovando all’interno dell’auto - che recava tracce di incendio - la sicura e la spoletta di una granata, oltre che una seconda pistola di piccolo calibro con annesse munizioni. Dopo la messa in sicurezza del posto, i cadaveri sono stati identificati alla presenza del medico legale. Assieme a quello del killer c'era appunto il corpo senza vita di Gabriela Serrano. La donna, 36enne residente pure lei a Rubano e madre di due figli, è stata uccisa con un colpo alla nuca.

Secondo gli investigatori, Gabriela è stata ammazzata prima di Lidia e il suo cadavere era presente in auto durante l'esecuzione della 43enne. Per gli inquirenti la relazione tra i due era ormai finita ma l'uomo, nella mattinata di ieri, avrebbe convinto la donna a raggiungerlo a Vicenza da Rubano. La colombiana sarebbe quindi salita in auto e lì freddata con un pistoletteta. Poi il bosniaco ha imboccato via Vigolo.

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