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Venerdì, 19 Aprile 2024
Delitto di Pordenone

La fidanzata di Giosuè scrive a Barbara D'Urso: "Vivo un incubo, lasciatemi in pace"

Maria Rosaria Platone, indagata con il compagno per il duplice omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone, si confessa in una lettera inviata alla conduttrice: "Giosuè è innocente, perché dovrei lasciarlo?"

"Vivo in un incubo più grande di me". Maria Rosaria Patrone, fidanzata di Giosuè Ruotolo, ha scritto una lettera a Barbara D'Urso, conduttrice di "Pomeriggio cinque".

La 24enne di Somma Vesuviana, indagata per favoreggiamento e istigazione nel delitto di Pordenone, parla per la prima volta della sua situazione.

"Oggi mio malgrado sono indagata per una orribile vicenda avvenuta a Pordenone, a mille chilometri da dove vivo io. Io sono una ragazza che fino a ieri viveva la sua vita in tranquillità, dedicandosi allo studio e alla famiglia", si legge nel testo integrale".

"Oggi, improvvisamente, mi trovo catapultata in una vicenda più grande di me, in un incubo inspiegabile. Vivo notti da incubo, svegliandomi di soprassalto, sperando che si sia trattato di un brutto sogno: purtroppo così non è e continuo a trascorrere giorni bui che posso solo sperare finiscano quanto prima".

Rosaria parla anche del suo rapporto con Giosuè dicendosi sicura della sua innocenza: 

"Vedo  che da più parti addirittura si meravigliano che non abbia ancora lasciato Giosuè : perché dovrei farlo? Cosa mi rimarrebbe? Se un giorno dovesse accadere sarà perché il nostro amore sarà finito e non certo perché oggi io possa avere dei dubbi. Sono certa della sua innocenza, vorrei solo essere lasciata in pace". 

La lettera continua: "Non ho più amici, quelli che avevo mi evitano con cura, le persone che incontro, anche sconosciuti, mi additano con morbosa curiosità, facendomi sentire un mostro; sono stata giudicata e condannata già prima di entrare quale indagata in questo processo eppure avevo appreso attraverso i miei studi universitari – frequento con discreto profitto l’ultimo anno della facoltà di Giurisprudenza – che per essere ritenuta colpevole dovevo essere condannata dopo ben tre gradi di giudizio. Le mie foto, mio malgrado, sono ovunque". 

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