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Martedì, 23 Aprile 2024
G8 Genova 2011

Diaz, l'ex capo di polizia "operò come nei peggiori regimi": ma non andrà in carcere

La Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale i giudici hanno rifiutato l'affidamento in prova per Caldarozzi: "Comportamenti da regime". Ma il super poliziotto - condannato a 3 anni e 8 mesi - non andrà mai in carcere

ROMA - Fu "la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale". Fu, anzi è. Perché oggi, a quasi tredici anni da quel 2001, l'irruzione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova continua a fare male. Fra risarcimenti mai arrivati, colpe mai riconosciute e atteggiamenti mai cambiati, i Tribunali di mezza Italia stanno provando a ristabilire una giustizia e una verità permanente. 

Così, la Cassazione ha condannato - l'undici dicembre scorso - in via definitiva a tre anni e otto mesi il super poliziotto, Gilberto Caldarozzi. Nulla da fare per l'ex capo dello Sco che aveva presentato richiesta per l'affidamento in prova ai servizi sociali. I giudici supremi non hanno ceduto e lunedì hanno depositato le motivazioni della sentenza di rifiuto. 

Caldarozzi è "accusato" di non avere mai messo in atto una "revisione critica" del proprio comportamento e delle proprie responsabilità. E' "accusato" di "indifferenza" per un "atteggiamento riparatorio e risarcitorio in favore delle vittime". Ed è considerato "colpevole" del "rifiuto di una pubblica dichiarazione autocritica". Nelle motivazioni, la Cassazione torna anche a sottolineare la "gravità estrema dei fatti contestati", ricordando i "comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici", e il "conseguente discredito internazionale caduto sul nostro Paese".

Per questo la Cassazione, l'undici dicembre scorso, ha confermato l'ordinanza con cui il tribunale di sorveglianza di Genova aveva respinto l’istanza del condannato di beneficiare dell’affidamento in prova, e disposto invece che Caldarozzi scontasse gli otto mesi di pena residua - tre anni sono coperti da indulto - ai domiciliari per effetto della legge "svuotacarceri" del 2010 e non per "meritevolezza". Tradotto: seppure - per ammissione dei giudici - l'ex capo dello Sco non lo meriti ha diritto a scontare gli otto mesi di pena residua ai domiciliari. 

Nulla da fare, invece, per l'affidamento in prova con i giudici che hanno sottolineato nuovamente la condotta di Caldarozzi, "dirigente di polizia, tutore della legge e della legalità che si presta a comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici, in violazione di diritti fondamentali, di libertà, di tutela giudiziaria, della dignità della persona, riconosciuti in tutte le democrazie occidentali, nella nostra suprema carta e nella stessa Cedu". 

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