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Venerdì, 29 Marzo 2024
La storia

Gaetano, il papà che vive in auto per non lasciare la figlia malata

Sta commuovendo tutta Italia la storia di Gaetano Di Gregorio, di Santeramo (Bari), che ha abbandonato la propria professione per passare le giornate nel cortile della scuola frequentata da sua figlia Claudia. Lei ha una malattia rara e si sposta su una sedia a rotelle

BARI - Lei, Claudia, è un adolescente con una malattia rara. Lui, Gaetano, è il suo papà ed è un meccanico che ha mollato tutto per assisterla e non lasciarla mai sola. La loro è una storia d'amore e di sofferenza che sta commuovendo l'Italia. 

Fino a due anni fa Claudia era una bambina che camminava, giocava, andava a scuola. Lo fa anche oggi, ma si sposta su una sedia a rotelle ed è costretta a respirare con una valvola tracheotomica. Il giorno degli esami di scuola media la ragazzina ha avuto una forte crisi respiratoria, per due settimane non si è risvegliata e le conseguenze sono state gravissime e ancora inspiegate. Il papà, Gaetano Di Gregorio, racconta a Giuliano Foschini sulle pagine di Repubblica:

Una malattia senza nome. Ci hanno detto: è sicuramente Sla. E invece, no. Poi: è Duchenne. Ma anche lì, negativa. La diagnosi non è una diagnosi. Sappiamo soltanto che è degenerativa, che andrà sempre peggio. Non so neanche contro chi bestemmiare

I medici pensavano dovesse passare la vita attaccata a un respiratore. Claudia, invece, frequenta ora la scuola superiore. Anche la vita di Gaetano da quel giorno è cambiata: prima faceva il meccanico nella sua officina di Santeramo in provincia di Bari. Ora tutti i giorni, dalle 8 alle 13.30, resta in auto nel cortile della scuola che frequenta Claudia pur di starle vicino. L'officina la tiene aperta solo nei tre mesi estivi, quando la moglie, che è un'insegnante, è in ferie. Lui, papà Gaetano, passa il tempo ascoltando la radio, a volte chiacchiera con insegnanti e bidelli, e quando serve va da Claudia, che lo accoglie sempre con un sorriso. “Potrebbe esserci un infermiere - racconta - ma non vorrei che si sentisse abbandonata”.

Lei è lì dentro che studia, fa quello che devono fare le ragazzine della sua età. E io l'aspetto qui fuori. Se ha bisogno di qualcosa ci sono. Mi chiedono: come faccio? Perché lo faccio? Ci ho pensato. E ho trovato una risposta soltanto: non c'è nessun altro posto al mondo in cui dovrei stare, se non qui.

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