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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mix letale / Bologna

Giampaolo Amato arrestato per l'omicidio della moglie: il giallo del duplice movente

L'ex notissimo medico sociale della squadra di basket della Virtus è accusato di aver causato la morte della consorte Isabella Linsalata, il 31 ottobre del 2021, con un mix di calmanti e antidepressivi. Cosa emerge dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere

L'ex medico sociale della squadra di basket della Virtus Bologna Giampaolo Amato, 64 anni, è accusato dell'omicidio della moglie Isabella Linsalata, 62, anche lei medico, specialista in ginecologia e ostetricia, il 31 ottobre del 2021, a Bologna. L'avrebbe uccisa, questa l'ipotesi accusatoria, somministrandole un mix letale di calmanti e anestetici. Qualche giorno fa è stata disposta la misura cautelare in carcere nei confronti del medico, molto conosciuto in città, dopo un anno e mezzo di indagini serrate.

Il giallo della morte di Isabella Linsalata

Fu proprio lui a trovare la donna priva di sensi in quella che era la loro casa e a chiamare i soccorsi.

Secondo l'ordinanza firmata dal gip, il movente sarebbe stato sia di "tipo sentimentale", ma "senza escludere spinte di tipo economico". Il medico era diviso tra due "dolorosissime decisioni: la volontà di non fare soffrire la famiglia e il desiderio di vivere liberamente la sua relazione con la giovane amante", molto anni meno di lui. Amante che non è indagata in alcun modo e che in seguito l'ha lasciato. Tuttavia quel desiderio, "nella sua mente aveva un'incidenza soverchiante", benché non riuscisse a lasciare la moglie che pure sapeva della relazione clandestina, avendola scoperta molto presto.

L’amante faceva pressioni da un lato perché lui lasciasse la famiglia, e lui mesi prima della morte della moglie la rassicurava: "Stai tranquilla tesoro, io voglio te. Nonostante le pressioni... Vedrai". La moglie non voleva si lasciassero e aveva acconsentito a continuare ad abitare insieme, nello stesso edificio, facendo vite separate. Secondo la ricostruzione del giudice, il medico era in una situazione "di ambiguità".

Fatali una benzodiazepina e un anestetico ospedaliero

Gli accertamenti medico-legali e l'autopsia fatta sul cadavere hanno infatti dimostrato come il decesso non fosse dovuto a cause naturali, bensì alla somministrazione "dolosa" di una benzodiazepina e un anestetico ospedaliero (si tratta di sostanze di facile reperibilità per un medico). Nel corso delle indagini sarebbe anche emerso che già alcuni anni prima alla vittima erano stati somministrati farmaci a sua insaputa, ma lei non aveva mai denunciato. Le sostanze nascoste nelle bevande le avevano provocato più di una volta dei malori e persino episodi di narcolessia. 

Un altro dettaglio emerso nelle indagini è il desiderio espresso da Amato di cremare la moglie, dopo la sua morte. Un desiderio che, però, la moglie non aveva mai espressamente manifestato ad altri, in vita. "Mi ha detto nostro figlio - avrebbe rivelato Amato durante uno dei due interrogatori nel corso dell'inchiesta -, che dopo la morte della madre, Isabella avrebbe voluto essere dispersa in un prato e non nella tomba di famiglia". Il resto dei familiari si oppose e ciò diede la possibilità di effettuare una nuova autopsia e altri accertamenti, risultati poi decisivi per stabilire le cause del decesso.

Amato avrebbe riferito che la moglie, che da tempo soffriva di depressione, prendeva già autonomamente farmaci e ansiolitici; inoltre, essendo dottoressa lei stessa, avrebbe potuto avere accesso alle sostanze che desiderava. Sempre secondo l'ordinanza del gip, riportata oggi con ampio spazio da quotidiani tanto locali quanto nazionali, Amato è stato intercettato a lungo nel corso dell'indagine mentre parlava, anche con l'amante, e mai ha fatto riferimenti di alcun tipo ad azioni estreme o violente nei confronti della moglie. Ma per il gip l'ipotesi di un suicidio è da escludere. Nell'ultimo periodo prima del decesso Linsalata, dicono i parenti, era "radiosa".

Durante l'interrogatorio Amato si è legittimamente avvalso della facoltà di non rispondere. Lo scorso 8 aprile, su disposizione del gip, è arrivata la misura di custodia cautelare in carcere, in attesa dell'udienza preliminare. Un processo su cui saranno puntati gli occhi di tutta Bologna.

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