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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

I giovani del 2016: precari e ancora a casa dei genitori, ma non chiamateli bamboccioni

L'Istat fotografa il dramma di una generazione: tutte le tappe della vita adulta sono posticipate, dal matrimonio al fare figli. Uno su dieci vive ancora con papà e mamma eppure i giovani italiani sono cosmopoliti e pronti anche ad emigrare

Preparati, ma precari. Costretti ancora a vivere a casa con i genitori, ma disposti ad emigrare. E' la fotografia dei giovani italiani scattata dall'Istat nel suo Rapporto 2016.

La laurea non li premia. Il miraggio del posto fisso nemmeno esiste più, dopo lo studio ci sono praticamente solo lavori a termine. In un'Italia in cui cresce la disuguaglianza sociale con un welfare tra i meno efficaci di tutta Europa, la generazione dei giovani sembra essere la più colpita.

I ragazzi del nuovo millennio restano più a lungo a casa con i genitori e posticipano le classiche tappe per diventare adulti, anche se le donne si emancipano prima. Nel 2015 vive ancora in famiglia il 70,1% dei ragazzi di 25-29 anni e il 54,7% delle ragazze. Tra i motivi principali gli studi sempre più lunghi, il precariato e la difficoltà di trovare lavoro. Ma non sono bamboccioni. Anzi, sono cosmopoliti e disposti ad emigrare, e vivere all'estero, magari per un po' di tempo. I giovani italiani si tengono anche fuori dalle arene politiche ma si informano e partecipano socialmente. Quello che è cambiato radicalmente secondo l'ente di statistica è che tutte le tappe generazionali sono posticipate: ci si sposa o si convive più tardi, si fanno figli più tardi e si diventa nonni più tardi.

L'Italia, quindi, non è un Paese per giovani. Con la popolazione che diminuisce e invecchia, e soprattutto con le nascite che segnano un nuovo minimo storico.Il matrimonio è in declino tra le nuove leve, chi si sposa infatti lo fa solo dopo i 30 anni. E il numero medio dei figli per donna continua a decrescere di generazione in generazione.

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