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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Giovani travolti in scooter, per Matteo Ferrari non ci sono più speranze

L'uomo che li ha investiti resta in carcere: dovrà rispondere di omicidio stradale

Non ci sono più speranze per Matteo Ferrari, il 18enne travolto da un’auto nella notte tra sabato e domenica mentre era a bordo di uno scooter insieme all’amico Luca Carissimi. Il tragico tamponamento è avvenuto ad Azzano San Paolo, in provincia di Bergamo. In seguito allo schianto Luca Carissimi è morto sul colpo, mentre Ferrari era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva all’ospedale Papa Giovanni. Stando a quanto riferiscono ANSA ed Eco di Bergamo, il giovane però è stato dichiarato clinicamente morto. I genitori avrebbero dato l’autorizzazione all’espianto degli organi. L’uomo che li ha travolti, un 33enne, ora dovrà rispondere di omicidio volontario. 

La ricostruzione dell'accaduto non è totalmente chiara, ma da quanto trapela la lite sarebbe iniziata all'interno di una discoteca ad Orio al Serio, forse per alcuni apprezzamenti rivolti alla ragazza del 33enne, quindi sarebbe proseguita in strada fino al drammatico inseguimento. Le immagini delle telecamere in zona avrebbero mostrato la Mini affiancare la Vespa 125, una mossa che la procura legge come volontarietà del gesto. Il 33enne, che si è costituito poco dopo, per ora resta in carcere.

Il sindaco Gori: "Tragedia che devasta il cuore"

"Non credo ci sia dolore più grande di quello di un padre e di una madre che perdono tragicamente il proprio figlio, nulla di più straziante". Lo scrive su facebook il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha voluto dedicare un post ai due ragazzi rimasti vittima dell'incidente. "Ieri - scrive  - ho abbracciato i genitori di Luca Carissimi e di Matteo Ferrari, i due ragazzi di Borgo Palazzo falciati sulla strada di Azzano nella notte tra sabato e domenica. Non avevo parole, solo la carezza di un papà a padri e madri messi di fronte ad una prova più grande di loro, il desiderio di portare loro un poco di conforto, la vicinanza mia e di tutta la città. Perché quando succede una cosa così, quando si perdono due giovani vite per il più stupido dei motivi – quella di Matteo è ancora appesa al battito del suo cuore ma i medici non hanno dato speranze – è tutta una città che piange, non solo due famiglie. E’ tutta la città che si chiede come sia possibile, che cerca un senso di fronte ad una tragedia che devasta il cuore".

"Non ho trovato rabbia negli occhi di questi genitori - continua Gori -, e sì che sarebbe stata comprensibile, tanto meno desiderio di vendetta. Di giustizia – quella sì – ma forse ne avvertiamo più noi il bisogno, perché ci preme che una cosa così non debba più accadere, e serve per questo che le responsabilità non restino impunite. Per chi ha cresciuto quei ragazzi - per chi li ha nutriti, educati, protetti e amati fino ai loro 21 e 18 anni - alla fine conta poco, di fronte al fatto enorme di non averli più tra le braccia". 

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