rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024

Violetto Gorrasi

Giornalista

La lezione di Maria Falcone

La politica, da destra a sinistra, condanna la scarcerazione di Giovanni Brusca, che ieri ha passato il suo ultimo giorno in carcere a Rebibbia. Da Giorgia Meloni e Matteo Salvini che parlano di "vergogna" a Enrico Letta per cui "la scarcerazione è un pugno nello stomaco che lascia senza respiro e ti chiedi come sia possibile", passando per Virginia Raggi che twitta su "quest'ingiustizia per tutto il Paese", il coro è unanime. Nella fretta (ma è davvero solo fretta?) di lanciare nell'etere un commento emotivo e "di pancia", quasi nessuno sembra tener conto del fatto che il fedelissimo di Totò Riina, boss di mafia pentito, dopo un quarto di secolo di galera ha scontato i suoi debiti con la giustizia. Si chiama legge, e le leggi si rispettano.

L'uomo che ha premuto il telecomando a Capaci per uccidere Giovanni Falcone e la sua scorta, e che ha fatto sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo solo per cercare di far tacere suo padre Santino che aveva deciso di pentirsi è, con tutte le cautele previste per un personaggio della sua caratura criminale, una persona libera perché ha scontato tutta la pena che gli era stata inflitta. A differenza di altri collaboratori di giustizia, Giovanni Brusca ha espiato la condanna in cella.

Avendo scelto di collaborare con la giustizia, ha ottenuto gli sconti di pena previsti dalla legge, evitando l'ergastolo nonostante la sfilza di omicidi commessi (lui stesso non ha saputo quantificare il numero preciso delle sue vittime). Due anni fa aveva chiesto la scarcerazione, ma la Cassazione aveva respinto l'istanza dei legali per ottenere gli arresti domiciliari. Oggi è stato scarcerato per l'applicazione dei benefici previsti per i collaboratori "affidabili". Doveva lasciare il carcere nel 2022, ma la pena si è accorciata di qualche mese per la sua "buona condotta", con un ultimo sconto di 45 giorni.

La notizia della scarcerazione ha tutto l'effetto di una doccia fredda sui familiari delle vittime di Cosa nostra. E non potrebbe essere altrimenti. Tra tutti emerge il commento di Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni. Una riflessione intensa e dolorosa, ma soprattutto lucida. Una lezione, anche per la politica. "Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata - dice Maria Falcone -. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell'ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno". 

Si parla di

La lezione di Maria Falcone

Today è in caricamento