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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Trieste

Giulio Regeni, se ci si divide persino su uno striscione la verità è sempre più lontana

E' stato rimosso lo striscione "Verità per Giulio Regeni" dal palazzo della Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste. Una nuova ferita per i familiari di Giulio, il ricercatore torturato e ucciso al Cairo tre anni fa. Il tempismo della scelta è avvilente

Una scelta incomprensibile, uno sfregio inutile, all'insegna di quell'indifferenza "a comando" che pare fare sempre più presa in parte dell'opinione pubblica, ma che non dovrebbe mai trovare spazio in ambienti istituzionali. E' stato rimosso lo striscione "Verità per Giulio Regeni" dal palazzo della Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste. Una nuova ferita per i familiari di Giulio, il ricercatore ucciso al Cairo tre anni fa. La verità sulla fine del giovane di Fiumicello (Udine) è lontanissima, a causa di depistaggi da parte di alcuni servizi di sicurezza egiziani, che hanno fino a questo momento reso impossibile l'individuazione dei responsabili. Le tensioni diplomatiche tra Italia e Egitto per il caso Regeni persistono. 

Il tempismo della scelta di rimuovere lo striscione è avvilente. E' infatti di ieri la notizia che servizi egiziani hanno fermato gli avvocati della famiglia Regeni e tengono sotto pressione anche i familiari dei consulenti dell'Ecrf, la commissione per i diritti e le libertà a cui la famiglia di Giulio si è rivolta per la propria difesa al Cairo. "L'unico passo possibile, e non più prorogabile, è il richiamo dell'ambasciatore" chiedono i genitori di Regeni.

Regeni, Fedriga: "Lo striscione non sarà più esposto"

Il presidente del FVG Massimiliano Fedriga (Lega) spiega la decisione di rimuovere lo striscione giallo non entrando nel merito del caso Regeni e passando al contrattacco: "Malgrado non condivida la politica degli striscioni e dei braccialetti, non ho fatto rimuovere lo striscione per più di un anno per non portare nell’agone politico la morte di un ragazzo. Evidentemente questa sensibilità non appartiene a tutti e ad ogni occasione non si perde tempo per alimentare polemiche. Ricordo, ad esempio, quando lo striscione è stato rimosso per qualche giorno su richiesta di una produzione cinematografica; sempre in circostanze simili, altre polemiche sono state fomentate perché la riaffissione è avvenuta con poche ore di ritardo rispetto alla fine delle riprese stesse". 

"Oggi arriva l’ennesima pretestuosa provocazione, in conseguenza della nostra decisione di addobbare il palazzo per gli europei under 21 che si tengono nella nostra regione. Perfino la UEFA mi ha dovuto scrivere impaurita da sterili tormentoni che non fanno altro che strumentalizzare il dramma avvenuto.  Evidentemente la mia attenzione per non urtare le sensibilità non ha pagato, e ci si sente pertanto legittimati a imporre con atteggiamenti prevaricatori cosa deve o non deve fare la Regione.  Per questi motivi comunico, così da anticipare le polemiche che continueranno a susseguirsi ad ogni batter di ciglio, che lo striscione non verrà più esposto né a Trieste né in altre sedi di Regione Friuli Venezia Giulia".

Serracchiani: "L'atteggiamento di Fedriga sinceramente delude"

Lo striscione che chiede(va) verità e giustizia per Giulio Regeni era stato posizionato quando era Debora Serracchiani la presidente della Regione. Lei oggi commenta così:  "L'atteggiamento di Fedriga sinceramente delude, nei toni e nel merito. È vero che il caso di Giulio Regeni non dovrebbe essere usato per schermaglie politiche, e la presenza dello striscione sul balcone della presidenza della Regione aveva un significato istituzionale non di parte. Ora, con la sua stizzita risposta che fa seguito a un silenzio incomprensibile, Fedriga induce a ritenere che la decisione di togliere lo striscione era già stata presa". 

Una petizione è stata lanciata su Change.org. "Da più di tre anni migliaia e migliaia di persone insieme a enti locali, università, scuole e associazioni chiedono la verità per Giulio Regeni - si legge nella petizione che sta facendo il giro dei social - Sembra impossibile che proprio nella città di Trieste, dove lui ha studiato, si tolga lo striscione che incita a trovare la verità sulle responsabilità per la sua sparizione, la tortura e l’uccisione. Vogliamo nuovamente lo striscione sul balcone della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, la regione di Giulio, come simbolo di una lotta che continua per far reclamare fermamente la verità al governo italiano e a quello egiziano che deve diradare le fitte nubi che attanagliano tutta la vicenda".

I genitori di Giulio "non rimarranno soli", dice il presidente della Camera, Roberto Fico. "La prossima settimana parleremo di Giulio con il Bundestag tedesco: Giulio non era infatti solo un ricercatore italiano. Ma europeo. È una questione che riguarda e deve riguardare tutti i paesi dell'Unione".

Una domanda rimane e probabilmente rimarrà a lungo senza risposta: come è possibile che un Paese come l'Italia non sia unito, in maniera inossidabile, inscalfibile, in tutti i modi possibili e immaginabili, nemmeno per chiedere con tutti i mezzi a disposizione (striscioni sui palazzi istituzionali inclusi) la verità su un giovane ricercatore bestialmente torturato e ucciso lontano da casa? 

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