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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Egitto

"Perché Giulio Regeni era visto come una minaccia per la sicurezza egiziana?"

Un collega studioso di Regeni analizza sul Washington Post perché il ricercatore italiano è stato ucciso e perché può essere stato considerato dalle forze di sicurezza egiziane come una minaccia

Perché Giulio Regeni è stato ucciso? Jean Lachapelle, ricercatore dell'Università di Toronto, ha provato a spiegarlo in un lungo e articolato commento pubblicato sul Washington Post. La morte di Regeni, ritrovato cadavere con segni evidenti di tortura lo scorso 2 febbraio poco fuori Il Cairo, è stata "uno shock profondo" per "chiunque abbia condotto ricerche in Egitto". 

"Come lui, anche io ho intervistato attivisti di sindacati indipendenti. E come molti altri cittadini non egiziani, avevo dato credito all'idea  diffusa ma non raramente confermata che il mio status di straniero offrisse una qualche forma di protezione da forme estreme di abuso fisico"

La morte di Regeni ha cambiato tutto, anche se non è stato immediatamente chiaro perché il giovane ricercatore italiano sia stato visto come una minaccia dalle autorità egiziane. Regeni "conduceva ricerche sulle unioni sindacali indipendenti, un tema apparentemente innocuo in un paese in cui la sinistra non è solo debole ma anche ostile ai Fratelli Musulmani, il maggiore oppositore del regime" e in più "non era l'unico accademico a studiare sul campo questioni così delicate". Perché allora Regeni è stato ucciso?

Giulio Regeni, ucciso al Cairo

Lachapelle ha studiato per anni "come le forze di sicurezza egiziane percepiscono le minacce e selezionano i proprio obiettivi". Dalle sue ricerche, lo studioso ammette di aver imparato due cose. La prima è che le forze di sicurezza riserbano grande attenzione ai segnali di politicizzazione tra i movimenti sindacali. Sotto il regime dell'allora presidente Mubarak, ricorda Lachapelle, vigeva una profonda distinzione tra le proteste di tipo economico e quelle di tipo politico. Le prime erano tollerate se non addirittura ignorate, finché dai manifestanti non arrivavano proclami politici. Gli attivisti politici potevano parallelamente protestare e criticare il regime in liberà finché non provavano a fomentare le masse contro il governo.

La seconda cosa che Lachapelle sostiene di aver imparato è che le forze di sicurezza hanno "idee diverse circa le cause della mobilitazione popolare" e sospettano che "i disordini siano guidati da forze politiche ben organizzate capaci di manipolare il cittadino medio per fini politici", insieme all'intervento di "cospiratori stranieri, come Hamas".

Funerali Giulio Regeni | Foto UdineToday

E' possibile, quindi, "che le attività di ricerca di Regeni siano state male interpetate come basi per la preparazione di una nuova rivolta". Il giovane ricercatore italiano "aveva costruito legami con soggetti locali, partecipava a riunioni con attivisti sindacali e parlava un ottimo arabo - capacità essenziale per un ricercatore, che però purtroppo tende a sollevare sospetti" e "sembrava aver un interesse personale nelle tematiche relative al lavoro".

Il rapimento di Regeni può essere stato "ordinato dopo una lunga sorveglianza", ipotizza Lachapelle, oppure il ragazzo è stato semplicemente "prelevato in strada da agenti un po' nervosi mentre andava a incontrare un amico, prendendo conoscenza dei sospetti su di lui soltanto durante la detenzione". Il fatto che Regeni sia stato "interrogato per almeno sette giorni", sostiene Lachapelle, è un segno che le forze di sicurezza vedevano il ricercatore italiano come una minaccia. 

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