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Domenica, 1 Ottobre 2023
Cronaca

Ventidue anni in carcere da innocente: risarcito dallo Stato con 6,5 milioni di euro

La storia di Giuseppe Gulotta, condannato ingiustamente per l’uccisione di due carabinieri. Ora la corte di appello di Reggio Calabria ha condannato il ministero a un risarcimento pari a un decimo di quanto richiesto

Qual è il prezzo di una vita distrutta? Quella di Giuseppe Gulotta vale sei milioni e 530mila euro, almeno secondo la corte d'appello di Reggio Calabria che ha condannato il ministero dell'Economia a risarcirlo dopo aver passato ingiustamente ventidue anni in carcere da innocente con l’accusa, che poi si è rivelata infondata, di aver ucciso due carabinieri.

L'ex ergastolano di Certaldo, condannato nel 1990 e assolto vent'anni dopo, chiude un capitolo doloroso e infinito della sua vita ma non esulta, soprattutto perché aveva chiesto una somma pari a 56 milioni di euro. "Stiamo valutando un ricorso in Cassazione - spiega il suo avvocato Pardo Cellini - Se da un lato siamo soddisfatti perché con la decisione dei giudici di Reggio Calabria finisce questo lungo percorso, dall'altro non ci soddisfa che sia stato riconosciuto un indennizzo e non un risarcimento di quanto patito da Gulotta che quando fu arrestato aveva diciotto anni".

LA STORIA DI GULOTTA - Giuseppe Gulotta fu arrestato insieme ad altri tre giovani con l'accusa di aver ucciso due militari dell'arma in una caserma di Alcamo Marina, in provincia di Trapani. Era il 1976. Nel 2008 arriva il clamoroso colpo di scena: un ex brigadiere, Renato Olino, rivela ad un periodico trapanese che le confessioni di Giuseppe Vesco (il primo a confessare la strage) e degli altri arrestati sarebbero state estorte con la tortura da quattro carabinieri. Nel 2008 la Procura di Trapani ha aperto due inchieste: una sulla morte dei due militari, l’altra su quattro carabinieri accusati di sequestro di persona e lesioni gravissime. Sono Giuseppe Scibilia, Elio Di Bona, Giovanni Provenzano e Fiorino Pignatella.

In questi anni si sono svolti nove processi, alla fine dei quali la Corte d’assise di Reggio Calabria ha assolto Gulotta insieme agli altri imputati. Anche grazie alla testimonianza di alcuni carabinieri, che confessarono di avere torturato lui e altri due imputati, è stato provato che Gulotta fu costretto ad autoaccusarsi di una strage che né lui né gli altri avevano commesso.
 

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