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Giovedì, 25 Aprile 2024
CRONACA

Sparò al sindaco, "volevo fare una strage e uccidere la Boccassini"

In una lettera Giuseppe Pegoraro, il vigile che ha ferito gravemente il primo cittadino di Cardano al Campo e il suo vice, spiega il perché del folle gesto: "Volevo farmi giustizia". Ecco il suo piano e i suoi obiettivi

Ora è tutto in una lettera. Movente. Obiettivi. Modalità. Giuseppe Pegoraro, il vigile che martedì mattina ha ferito il sindaco e il vicesindaco di Cardano al Campo (Varese) ha ammesso davanti al magistrato che il suo obiettivo era di "fare una strage" e di "essere pronto anche a morire" pur di "farmi giustizia".

E, in caso fosse sopravvissuto alla strage, la sua idea era di scappare in Svizzera e asseragliarsi nei boschi. Pronto a morire in un conflitto a fuoco finale.

I suoi obiettivi erano diversi, non solo i vertici del Comune. Nella lista nera del vigile compare anche il giudice Adet Toni Nivik, che lo aveva condannato a due anni per la "truffa del cartellino". Quindi il pm milanese Ilda Bocassini - "un'icona" - e una giornalista del quotidiano varesino 'La Prealpina' colpevole di aver scritto troppi articoli sulla sua vicenda giudiziaria.

Per sua stessa ammissione voleva sparare nel mucchio per una sete di vendetta contro quella che riteneva un ingiustizia contro di lui. La lista l'hanno trovata i poliziotti nella sua auto ed era contenuta nella cartelletta blu che aveva fra le mani quando ha fatto irruzione in Municipio sparando contro Laura Prati e Costantino Iametti.

Prima di entrare in azione - ricostruisce l'Agi - ha anche inviato un sms alla sorella invitandola a recarsi a casa sua per raccogliere tutte le carte che  riguardavano la sua vicenda giudiziaria. Tra queste molti articoli di giornale e il testamento.

Nella lettera ci sono poi molti insulti contro lo "Stato ladro" e minacce di sparare nel mucchio "se sento puzza di poliziotti in borghese o di elicotteri". Durante il lungo interrogatorio durato cinque ore davanti ai sostituti procuratori Eugenio Fusco e Nadia Calcaterra inizialmente sarebbe apparso confuso salvo poi riprendere totale lucidità nello spiegare le ragioni del suo gesto e il perché della bomba carta contro la sede della Cgil: "Un diversivo", ma comunque "quelli sono dei comunisti" con la colpa di non averlo aiutato nella causa contro il Comune per la sospensione dal servizio.

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