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Giovedì, 18 Aprile 2024
Giustizia

Caso Uva, parla la sorella: "Il vero processo comincia adesso"

Lucia, sorella di Giuseppe Uva, commenta la notizia del nuovo processo per gli otto agenti che fermarono il fratello prima della sua morte: "Una nuova fase ma ancora c'è molto da combattere"

"Il vero processo comincia ora perché in questi sei anni nessuno ha mai voluto sapere come è morto Giuseppe" questa la prima reazione di Lucia Uva, sorella dell'operaio di Varese morto il 14 giugno 2008 dopo un fermo della polizia. Lunga e difficile è stata la vicenda giudiziaria per iniziare le indagini su carabinieri e poliziotti che la notte prima della morte di Giuseppe lo hanno portato nella caserma dove, come sostenuto da sua sorella e dai suoi avvocati, avrebbe subito diverse violenze prima di essere trasportato in ospedale.

Dalla caserma, Uva arriva al pronto soccorso alle 6 di mattina. Il dottor Carlo Fraticelli, che aveva in cura Giuseppe, era stato indagato per omidicio ma anche scagionato da ogni accusa. Adesso rimane da ricostruire cosa è successo prima: quali traumi hanno provocato il sangue sui jeans Rams di Uva "fra il cavallo e la zona anale"? Chi ha fatto sparire gli slip di Uva, rimasto con "un pannolone e una maglietta"? Perché le scarpe sono "visibilmente consumate" davanti come per "un'estenuante difesa a oltranza dell'uomo"? Domande scritte nel report redatto dal poliziotto in servizio nell'ospedale dove Giuseppe era stato trasportato e a cui cercherà di rispondere la nuova inchiesta.

"La sentenza del gip è il vero processo, vanno a processo i veri responsabili. Abbiamo lottato e ora si è aperta una luce - continua a spiegarci Lucia - E' cominciato un momento nuovo e adesso ho fiducia e per me è una grande soddisfazione, anche se devo ammettere che ho avuto paura che arrivasse l'archiviazione". Agostino Abate, il primo pm a cui erano state affidate le indagini, che aveva anche accusato il medico dell'ospedale di omicidio, aveva chiesto l'archiviazione. Se fosse stata accolta la sua richiesta gli otto tra agenti e carabinieri non sarebbero andati a processo.

Invece il gip Giuseppe Battarino ha accolto la richiesta di Lucia e del suo avvocato Fabio Alselmo. Come nel caso di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi anche Lucia vuole che chi ha ucciso suo fratello, se porta una divisa dovrà togliersela: "Nel caso venissero ritenuti colpevoli io continuerò la mia battaglia perché smettano di lavorare. Devono togliersi la divisa e così anche tutti gli altri che hanno ucciso. Non è giusto neppure nei confronti di chi questo lavoro lo fa onestamente. Nel mio caso poi Abate deve togliersi il fascicolo di Giuseppe. Lui non deve essere a processo con me in quell'aula. Adesso lo abbiamo smascherato ma  allo stesso modo i magistrati che sbagliano non meritano di continuare e devono togliersi la toga. Lo Stato siamo noi e non possiamo essere sempre noi a pagare i loro errori" conclude Lucia.

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