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Venerdì, 26 Aprile 2024
Giustizia

Caso Uva: parte il processo a poliziotti e carabinieri

Per la morte di Giuseppe Uva andranno a processo otto tra agenti e militari. Tutto arriva dopo una richiesta d'archiviazione del processo respinta e sei lunghi anni di vicende giudiziarie intricate

Giuseppe Uva è morto a 43 anni il 14 giugno del 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri e dopo aver trascorso una notte in una caserma. Ma il processo che vedrà imputati carabinieri e poliziotti che lo avevano in custodia partirà solo tra qualche tempo. I pm varesini Agostino Abate e Sara Arduini hanno depositato la richiesta di fissazione dell'udienza preliminare e di rinvio a giudizio, formulando l'imputazione per omicidio preterintenzionale, arresto illegale e altri reati.

Tutto arriva dopo sei anni e una vicenda giudiziaria intricata: un'ordinanza del gip Giuseppe Battarino aveva respinto la richiesta di archiviazione dei due pm che ancora adesso seguono il caso, disponendo l'imputazione coatta per due carabinieri e sei agenti di polizia che intervennero. Solo nei prossimi giorni verrà fissata la data dell'udienza preliminare davanti al gup.

IL TESTIMONE - Quella notte in caserma in un'altra stanza c'è anche Alberto Biggiogero, amico di Giuseppe, fermato con lui. Il giorno successivo Alberto presenta una denuncia in cui racconta quello che ha visto e sentito. Pur essendo l'unico testimone oculare in grado di ricostruire la vicenda, verrà ascoltato dalla procura solo cinque anni e mezzo dopo, il 26 novembre 2013, quando il pm Agostino Abate lo interroga per la prima volta. Un'interrogatorio che è diventato una 'fiction' sul web dall'associazione A Buon Diritto Onlus: "Oltre al fatto che alcuni sono grottescamente spassosi siamo profondamente convinti di una cosa: la vicenda di Giuseppe Uva merita magistrati che finalmente compiano il proprio dovere". Nei video si vede lo strano trattamento riservato al testimone della vicenda: a Biggiogero viene domandato se "ha bisogno di droghe?" dopo che aveva chiesto un caffè.

GUARDA IL VIDEO DELL'INTERROGATORIO

LA BATTAGLIA DELLA SORELLA  - A chiedere giustizia e verità e in prima fila c'è Lucia Uva, sorella di Giuseppe, che oltre a chiedere che le forze dell'ordine coinvolte nel caso non indossino più la divisa, ha anche chiesto che il pm Abate, che aveva chiesto l'archiviazione, smetta di indossare la toga: "Nel caso venissero ritenuti colpevoli io continuerò la mia battaglia perché smettano di lavorare. Devono togliersi la divisa e così anche tutti gli altri che hanno ucciso. Non è giusto neppure nei confronti di chi questo lavoro lo fa onestamente. Nel mio caso poi Abate dovrà anche togliersi il fascicolo di Giuseppe. Lui non deve essere a processo con me in quell'aula. Anche i magistrati che sbagliano non meritano di continuare e devono togliersi la toga. Lo Stato siamo noi e non possiamo essere sempre noi a pagare i loro errori" conclude Lucia.

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