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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Caso Uva, assolti in appello i sei agenti e i due carabinieri dall’accusa di omicidio

Per i giudici "il fatto non sussiste". Confermata la sentenza di primo grado. Il legale degli imputati: "Estrema soddisfazione"

Tutti assolti. Questa la sentenza della Corte d'Assise d'Appello a Milano nei confronti degli imputati per la morte di Giuseppe Uva, il 41enne deceduto il 14 giugno 2008 a Varese, dopo un fermo e una notte in una caserma dei carabinieri.

Giuseppe Uva fu fermato da due militari mentre stava spostando delle transenne dal centro della città. Venne portato prima in caserma e infine con trattamento sanitario obbligatorio all'ospedale di Circolo di Varese. La mattina successiva il decesso per arresto cardiaco. 

La richiesta della Procura

La Procura generale di Milano aveva chiesto la condanna a 13 anni di carcere per i due carabinieri Paolo Righetto e Stefano Dal Bosco, imputati per la morte di Giuseppe Uva e la richiesta di condanna a dieci anni e sei mesi anche per sei poliziotti: Gioacchino Rubino, Luigi Empirio, Pierfrancesco Colucci, Francesco Barone Focarelli, Bruno Belisario e Vito Capuano. Tutti dovevano rispondere di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale.

Il legale: "Estrema soddisfazione"

La Corte d’Appello ha invece confermato la sentenza di primo grado. Tutti assolti. "Una sentenza di estrema soddisfazione", ha commentato l'avvocato Luca Marsico, uno dei difensori degli imputati.

"Di estrema soddisfazione – spiega all'Adnkronos- non solo perchè sono stati assolti, ma perché addirittura è stato accolto il nostro appello incidentale per cui il reato di sequestro di persona oggi si è trasformato in un fatto che non sussiste. Il che certifica – sottolinea - che carabinieri e poliziotti hanno operato facendo ciò che dovevano fare".

E' una sentenza insomma "che conferma quello che aveva ampiamente argomentato la Corte di Assise di Varese e corrobora quel sentimento di giustizia in cui i nostri assistiti hanno sempre creduto".

Quanto a battibecchi tra parenti della vittima e difesa degli imputati Marsico sottolinea che "non c'e stato nessun battibecco. Siamo stati investiti da invettive che evidentemente sono dovute alla tensione e allo stress. Si tratta di intemperanze che giustifichiamo per la tensione e a cui noi non abbiamo risposto". 

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