F35, nessuna #SvoltaBuona: "Renzi ci ha preso in giro"
Dalle dichiarazioni degli scorsi mesi sembrava che Renzi e il suo esecutivo avrebbero tagliato le spese militari. Nei giorni scorsi c'era stata la disponibilità anche del ministro della Difesa. Quel denaro (pubblico) sarebbe stato utile ma non è andata così
Sembrava davvero la #SvoltaBuona. Persino dalla Rete Disarmo ci speravano: il governo potrebbe tagliare parte delle spese militari e risparmiare così 4 miliardi. “Un bene che Renzi abbia pensato a questa possibilità - aveva detto il portavoce della Rete, Francesco Vignarca - però vorremmo confermata e non solo lasciata al campo delle ipotesi”.
Una conferma è arrivata: alla fine il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha votato sì ai caccia, anche se fino a pochi giorni fa aveva detto che non avrebbe escluso a priori di interrompere i 'grandi progetti avviati'.
Le buone premesse per crederci c'erano: tempo fa Renzi aveva dedicato un tweet al denaro pubblico investito per gli F-35. "Si vociferava che ambienti governativi il premier avrebbe contattato il Dipartimento di Stato per spiegare i motivi della scelta e che Obama avrebbe compreso. Si parlava pure di un possibile taglio delle spese militari di 1,5 miliardi l’anno (per 10 anni) e addirittura della 'cessione di una portearei'. Dagli annunci circolati a mezzo stampa non c'è alcuna intenzione di procedere in quella direzione. Possiamo dire che è stata una presa in giro" ci dice Giulio Marcon, deputato di Sel. Rimarranno invece i 90 aerei militari e i 14 miliardi di spesa pubblica per l'acquisto.
In realtà il consiglio dei ministri ha discusso per ora delle informative sulle linee guida e per i disegni di legge si dovrà aspettare il giudizio del Parlamento: "I risparmi della spending review non sono 7, ma 3 miliardi e non abbiamo ancora iniziato a farli - continua Marcon, deputato di Sel - dovremmo aumentare il rapporto deficit-pil dal 2,6 al 3%? La commissione europea non è d’accordo e ci tiene d'occhio. Il premier pensava di entrare in Consiglio dei ministri e uscire con decreti in mano per la conferenza stampa. Così non è stato e ancora non si sono approvati decreti per le emergenze sociali: disoccupazione, povertà, reddito. Ma sono stati promessi mille euro all'anno in più".
Adesso per i provvedimenti che deriveranno dalle informative discusse dal Consiglio dei ministri serviranno i fondi per realizzarli: "Non c'è la tassa sui grandi patrimoni né quella sulle transazioni finanziarie. In più non ci sono i soldi del tagli delle spese militari" continua il deputato di Sel.
Qualche tempo fa la campagna Sbilanciamoci aveva proposto un'altra finanziaria, calcolando che con un taglio dei fondi per gli F-35, per le fregate e i sommergibili e riducendo gli organici delle forze armate si potrebbero risparmiare 4 miliardi di euro, 15–16 miliardi invece con una tassa sui grandi patrimoni e con una imposta dello 0,05 su tutti i prodotti finanziari, derivati e titoli di stato.
Il tutto sarebbe poi reinvestibile in fondo per il reddito di cittadinanza. "Invece si è preferito tagliare sanità e pensioni almeno si darebbe l’idea che la crisi la pagano anche i ricchi e non solo i lavoratori e i pensionati" conclude Marcon.