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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Mattarella grazia tre condannati per omicidio: "Uccisero per disperazione"

Il provvedimento del presidente della Repubblica nei confronti di tre anziani. Due sono stati condannati per l'omicidio delle mogli, malate di Alzheimer. Uno ha ammazzato il figlio tossicodipendente. Le loro storie

Tre provvedimenti di clemenza nei confronti di tre persone anziane e malate. Tre storie di disperazione. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concesso la grazia a Franco Antonio Dri, Giancarlo Vergelli e Vitangelo Bini. Dri, 78 anni, scontava una pena di sei anni per aver sparato al figlio tossicodipendente al culmine di una lite nel 2015. Vergelli, 88 anni, era stato condannato per aver ucciso la moglie malata di Alzheimer. Storia analoga quella di Vitangelo Bini, 89 anni, anch'egli in carcere per l'omicidio della moglie affetta dallo stessa malattia. 

Come si legge in un comunicato del Quirinale, nel valutare le domande di grazia, in ordine alle quali il Ministro della Giustizia a conclusione della prevista istruttoria ha formulato avviso non ostativo, il Presidente della Repubblica ha tenuto conto dell'età avanzata dei condannati e delle precarie condizioni di salute dei medesimi, dei pareri favorevoli espressi dalle autorità giudiziarie nonché delle eccezionali circostanze in cui sono maturati i delitti, evidenziate nelle sentenze di condanna.

Dal 2015 Mattarella ha concesso la grazia a quindici persone colpevoli di reati comuni, perlopiù omicidi dettati dalla disperazione

Franco Dri, Giancarlo Vergelli e Vitangelo Brini: chi sono i tre graziati da Mattarella

La grazia chiude la vicenda giudiziaria di Franco Dri, cominciata nel 2015 quando l'uomo sparò al figlio Federico, tossicodipendente di 47 anni, al culmine dell'ennesima lite. Il genitore lo colpì con un colpo di pistola al petto, uccidendolo. I fatti si erano svolti a Fiume Veneto, in provincia di Pordenone. L'anziano, non in perfetto stato di salute, era stato condannato in appello a una pena di oltre sei anni, che ha già in parte scontato. I cittadini di Fiume Veneto avevano avviato una petizione per sostenere la richiesta di grazia al capo dello Stato, raccogliendo oltre mille firme. Anche la moglie e l'altro figlio di Dri avevano chiesto in una lettera che fosse concessa la grazia. Oggi Franco Dri è un uomo libero. "E’ stata una grandissima sorpresa", racconta al quotidiano il Friuli dopo la prima notte trascorsa senza più pendenze giudiziarie.

"Non me l’aspettavo, visto che la grazia è una cosa rarissima e anche l’avvocato non mi aveva dato molte speranze... Ieri sera, quando è arrivato a casa il maresciallo Mortellaro pensavo fosse per il solito controllo. Ho aperto la porta e lui mi ha detto: da adesso sei un uomo libero. Oggi ho potuto alzarmi presto, bere il mio primo caffè al solito bar, dopo tanto tempo. Adesso riprenderò la vita di prima: andrò in giro con la bici, scatterò fotografie e le pubblicherò su Facebook".

Giancarlo Vergelli, di 88 anni, era stato condannato in 22 febbraio 2016 dalla corte d'appello di Firenze a 7 anni e 8 mesi per aver ucciso la moglie 88enne malata di Alzheimer. L'omicidio avvenne a Firenze, nella casa di borgo Pinti, il 22 marzo 2014. Vergelli strangolò la moglie con una sciarpa e rimase accanto al cadavere circa un'ora, poi andò a costituirsi dalla polizia dicendo agli agenti "Non ce la faccio più" e spiegando di non reggere ad un repentino aggravamento della malattia della moglie.

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Storia analoga quella di Vitangelo Bini, 89 anni, che doveva scontare una condanna, confermata in Cassazione, a 6 anni e 6 mesi per l'omicidio della moglie, che era malata di Alzheimer: l'uomo uccise la moglie per non vederla più soffrire. L'omicidio risale all'1 dicembre 2007. Bini, per 35 anni vigile urbano a Firenze, fino a quel tempo aveva assistito in casa la moglie Mara Tani malata da 12 anni di Alzheimer. Ma poi diventò necessario ricoverarla in una struttura sanitaria, a Prato. L'uomo, quando apprese del peggioramento delle condizioni della moglie e della sua ulteriore sofferenza nell'ospedale, prese una pistola dalla sua collezione di armi e la raggiunse nel reparto di degenza uccidendola con tre colpi.

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