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Sabato, 20 Aprile 2024
Sardegna / Nuoro

Graziano Mesina arrestato: come l'hanno scovato a casa di due insospettabili

L'ex primula rossa del banditismo sardo deve scontare una condanna a 24 anni di reclusione: era latitante da luglio 2020

La lunga fuga è finita. I Carabinieri del Ros - in collaborazione con quelli del Gis, del Comando provinciale di Nuoro e dello Squadrone eliportato carabinieri cacciatori 'Sardegna' - hanno rintracciato e arrestato nel corso della notte Graziano Mesina, latitante da luglio 2020.

Graziano Mesina deve scontare una condanna a 24 anni di reclusione, che gli era stata notificata dalla Procura generale della Corte d'appello di Cagliari. Mesina, ex primula rossa del banditismo sardo, ha 79 anni. In passato fu  protagonista di clamorose evasioni, e si era dato alla fuga l'anno scorso un giorno prima che la Cassazione confermasse la condanna per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, sapendo che quella sentenza avrebbe riaperto per lui le porte del carcere.

Tanti blitz sono stati eseguiti nel Nuorese e nella zona di Orgosolo per trovare "Grazianeddu" nei mesi passati. Invano fino a poche ore fa. Erano circolate le voci più disparate, che davano Mesina in Corsica o Tunisia. Invece era a Desulo, nel cuore della sua Sardegna: era ospitato da una coppia di coniugi, pare una coppia di pastori. Mesina non era armato e non ha opposto resistenza alcuna.

Aveva lasciato la sua abitazione a Orgosolo la sera del 2 luglio di un anno fa, prima che gli venisse notificato l'ordine di carcerazione. Aveva già trascorso 40 anni in carcere prima di ottenere la grazia, revocata dopo la nuova condanna definitiva. Da latitante ha compiuto 79 anni il 4 aprile scorso, e da latitante ha subito la perdita di due sorelle, Antonia e Rosa, e di un nipote, Giancarlo Pisanu, per il Covid.

Come e dove l'hanno scovato

Mesina è stato "tradito" dalle mosse "di un favoreggiatore". Ecco come è stato arrestato, la notte scorsa, come racconta all'Adnkronos il generale Pasquale Angelosanto. Il blitz è scattato intorno alle 3. Un arresto da "manuale", un "intervento pulito", nel corso del quale "Mesina non ha avuto il tempo per pensare". I Ros e il Gis hanno seguito uno dei favoreggiatori di Mesina "che si muoveva in modo strano" fino al covo a Desulo, nel nuorese, dove abitava a casa di una coppia di insospettabili coniugi. "Era nascosto in una casa di due piani - dice il generale Angelosanto - e Mesina si nascondeva da mesi a piano terra dello stabile". Una indagine "lunga", all'antica, condotta "senza confidenti o collaboratori di giustizia", spiega ancora l'alto ufficiale. E all'arrivo dei Gis con il Ros il bandito Mesina non ha avuto "alcuna reazione". "Si è arreso subito - racconta il generale Angelosanto - Non ha avuto alcuna reazione". "Dal giorno della fuga" nel luglio del 2020 "lo abbiamo braccato senza sosta - dice ancora -da quel giorno è stato un lavoro incessante per la cattura". Il bandito poteva "godere di una ampia rete di favoreggiatori". E uno dei fiancheggiatori, senza volerlo, lo ha portato dritto al covo nel nuorese.

I Carabinieri stanno cercando di capire da quanto tempo Graziano Mesina fosse ospitato in quella abitazione dove è stato arrestato. E' agli arresti domiciliari la coppia di coniugi che hanno dato aiuto al latitante Graziano Mesina. In particolare nei confronti di marito e moglie di Desulo che hanno dato assistenza a 'Grazianeddu' il gip del tribunale di Oristano ha convalidato il provvedimento d'urgenza eseguito dai carabinieri e deciso una ordinanza di custodia. La Procura contesta il reato di favoreggiamento.

Mesina era solo nell’appartamento

Mesina era solo nell’appartamento in uno stabile di tre piani, non era armato e aveva 6mila euro. "Significativo questo aspetto perché era stata sospesa l’erogazione della pensione minima di 500 euro mensili", hanno spiegato i militari nel corso della conferenza stampa: era pronto a spostarsi da quel posto. Ha dato l’impressione di aver dormito indossando i suoi abiti. "Da esperto latitante sapeva bene come muoversi e non farsi facilmente catturare”.

Il blitz è partito nella notte, e "nessuno dei vicini si è affacciato per capire cosa stesse succedendo. Questo dice tanto sul contesto", è stato il commento dei carabinieri espresso nel corso dell’incontro con la stampa. L'appartamento in cui si nascondeva Mesina è inserito in un ampio contesto abitativo, con un cortile comune. In questi mesi, non c’è stata alcuna segnalazione alla forze dell'ordine, neanche confidenziale.

Chi sono i coniugi nella cui casa era nascosto Mesina? Lui, 56 anni, è un allevatore. Lei, 47 anni, è casalinga. I due hanno tre figli. Una vita piena, fatta di lavoro e accudimento dei ragazzi. L'avvocato difensore della coppia, Giovanni Cristian Melis, e' anche il sindaco del paese: per lui, come per la comunita' desulese, la notizia dell'arresto di Mesina nella notte è stata una totale sorpresa. La difesa parla di totale estraneità ai fatti della moglie, secondo Melis era del tutto inconsapevole della presenza di Graziano Mesina sotto casa sua. Il sindaco avvocato, interpellato dall'AGI, respinge fermamente le illazioni su un presunto atteggiamento di omertà con cui i cittadini avrebbero risposto al blitz dei Carabinieri del Ros: non si sono semplicemente accorti di nulla.

Graziano Mesina, un maestro della fuga

Un ‘maestro’ della fuga. E' stato anche questo Graziano Mesina. Nella sua vita criminale, infatti, di evasioni, alcune delle quali rocambolesche, l’ex primula rossa del banditismo sardo ne ha totalizzate 22, dieci perfettamente riuscite. "Grazianeddu" finì in carcere la prima volta nel 1956, ad appena 14 anni, con l’accusa di porto abusivo di armi. Dietro le sbarre, però, ci rimase poco, riuscendo ad evadere dopo aver forzato la camera di sicurezza per poi far perdere le sue tracce nascondendosi sulle montagne di Orgosolo (Nuoro). Nel 1962 riuscì ancora a fuggire mentre veniva trasferito dal penitenziario di Sassari. Si liberò dalle manette e nel momento in cui il treno su cui viaggiava giunse nei pressi della stazione di Macomer, si lanciò per poi tentare di dileguarsi, ma stavolta venne preso subito. La terza fuga la tentò lo stesso anno.

"Grazianeddu" era ricoverato nel carcere di Nuoro, da dove in qualche modo riuscì a scavalcare il davanzale di una finestra per poi calarsi attraverso un grosso tubo dell'acqua, all’interno del quale rimase nascosto per tre giorni prima di sparire. Poco tempo dopo ancora un arresto e una nuova evasione. Mesina, infatti, detenuto nel carcere San Sebastiano di Sassari, si calò dal muro di cinta della sua cella e sparì fino al 1968. Nove anni più tardi ancora una fuga. Era rinchiuso nel penitenziario di massima sicurezza di Lecce, quando misteriosamente riuscì a fuggire senza lasciare tracce per un anno. Di nuovo arrestato e imprigionato nel carcere di Porto Azzurro sull’Isola d’Elba, "Grazianeddu" riuscì ancora nell’impresa di darsi alla fuga. Nel 1984, poi, dopo essere stato nuovamente braccato e arrestato, ottenne un permesso di tre giorni per andare a far visita alla madre a Orgosolo.

Un’occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. E infatti Mesina ne approfittò per fuggire a Milano e poi a Vigevano, dopo venne fermato dai carabinieri. Dopo molte altre fughe, soprattutto tentate, l’ex primula rossa del banditismo sardo venne arrestato definitivamente nel 1993, rimanendo dietro le sbarre fino al 2004, anno in cui ottenne la grazia. Nel 2013, però, il nuovo arresto per traffico di droga. Condannato a 30 anni, quando le forze dell’ordine, il 2 luglio del 2020, si presentarono a casa sua per condurlo ancora una volta in prigione, Mesina non si fece trovare. Era sparito di nuovo, l’ennesima fuga della primula rossa sarda durata 17 mesi.

"Mi congratulo con i carabinieri del Ros, del Gis, del comando provinciale dei carabinieri di Nuoro e lo squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna per la brillante operazione notturna che ha messo fine alla latitanza di Graziano Mesina", fa sapere il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha aggiunto: "Il mio pensiero di gratitudine, unito a quello di tutti i cittadini, va anche ai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Giugliano in Campania che hanno arrestato sempre ieri sera Daniele Pinto". Il latitante campano, affiliato al clan Ciccarelli - Sautto di Caivano era ricercato dal 2012.

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