rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
CRONACA

Greta e Vanessa: "Chiediamo scusa all'Italia"

"Non siamo mai state picchiate, né violentate" raccontano le due volontarie di 20 e 21 anni sequestrate nel nord della Siria alla fine di luglio e rilasciate due giorni fa: "Eravamo andate laggiù solo per aiutare i bambini, quello era l'obiettivo del nostro viaggio"

Ora che il peggio è alle spalle, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie di 20 e 21 anni sequestrate nel nord della Siria alla fine di luglio e rilasciate due giorni fa, possono raccontare agli inquirenti tutti i dettagli dei lunghi mesi di prigionia. Prima, in aeroporto, l'abbraccio con i genitori.  "Scusa mamma se ti ho fatto tanto male  -  ha detto Greta  -  ci scusiamo entrambe... con voi e con tutta l'Italia. Non tornerò mai più in Siria". Anche Vanessa rimpiange la leggerezza con cui hanno organizzato un viaggio che si è trasformato in un incubo: "Eravamo andate laggiù solo per aiutare i bambini, quello era l'obiettivo del nostro viaggio".

Prima del ritorno in patria, le due ragazze sono state sottoposte al "debriefing" dell’ intelligence che serve a ottenere informazioni sui gruppi fondamentalisti che le hanno sequestrate. Dopo l'incontro con i loro cari, Vanessa e Greta sono state portate in caserma e interrogate in due uffici separati dai pubblici ministeri Sergio Colaiocco e Francesco Scavo Lombardo. Il primo ricordo è il momento della cattura: "Sono arrivati una decina di terroristi su due macchine. Hanno fatto uscire chi era con noi e ci hanno preso. In quei momenti, abbiamo tenuto la testa bassa per riuscire a non vedere chi erano " Forse l'obiettivo non erano loro, ma un giornalista. "Ci hanno chiesto se sapevamo dove si trovava Daniele Raineri, il giornalista del " Foglio". "Dopo essere state catturate abbiamo chiesto perché lo fate? E loro ci hanno risposto: per soldi".

Raccontano di essere state spostate più volte: cinque o sei le prigioni. "Non siamo mai state picchiate, né violentate. E per come può esserlo una prigionia, non ci hanno trattato male. Ci hanno sempre dato del cibo, che lasciavano fuori dalla porta. E, quando ne avevamo bisogno, anche dei medicinali. I nostri carcerieri erano diversi. Non ci hanno mai perse di vista, anche se ci sono state delle prigioni nelle quali eravamo lasciate sole nella stanza. Non eravamo legate, ma non potevamo uscire. Ci portavano il cibo, a volte lo lasciavano sulla porta. I carcerieri erano uomini, ma c’erano anche alcune donne". Che fossero in corso delle trattative l'hanno capito presto: "All'inizio abbiamo avuto paura, poi abbiamo capito che eravamo in mano a un gruppo che aveva interesse a trattare, non a ucciderci". Greta e Vanessa spiegano di non aver mai avuto notizie di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita sequestrato nel luglio del 2013 in Siria.

Sulla questione riscatto, la risposta del governo è quella del ministro Paolo Gentiloni: "Un grande Paese si impegna a proteggere e a salvare la vita dei propri cittadini sequestrati ma siamo contrari al pagamento di riscatti", dice il ministro degli Esteri intervenendo alla Camera. "L’Italia - spiega - in tema di rapimenti si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti: è la linea dell’Italia".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Greta e Vanessa: "Chiediamo scusa all'Italia"

Today è in caricamento