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Venerdì, 19 Aprile 2024
La sentenza / Pescara

Per i 29 morti di Rigopiano condannato solo il sindaco. La rabbia dei parenti: "Vergogna"

L'hotel il 18 gennaio 2017 venne distrutto da una valanga. Il primo cittadino colpevole solo per un capo d'imputazione. Tra gli assolti l'ex prefetto di Pescara e l'ex presidente della Provincia. Caos in aula alla lettura della sentenza

Sindaco di Farindola (Pescara) condannato a due anni e otto mesi, prefetto assolto. Questa la decisione del gup del tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea per la tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone fra ospiti e dipendenti. La sentenza è arrivata oggi giovedì 23 febbraio, a distanza di sei anni dalla tragedia. 

Complessivamente alla sbarra c'erano 30 imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura. Erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.

La lettura della sentenza è stata accolta dalle proteste dei familiari delle vittime. Il giudice è stato anche minacciato ed è stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine. 

L'hotel Rigopiano travolto dalla neve

Il 18 gennaio 2017  una valanga ha travolto l'albergo Rigopiano di Farindola. All'interno in quel momento c'erano quaranta persone (28 ospiti, di cui quattro bambini e 12 dipendenti), rimaste "imprigionate", dopo che una forte nevicata aveva bloccato la strada che collegava il rifugio col fondovalle: nonostante gli appelli non si era riusciti a trovare una turbina spazzaneve per liberare il percorso. 

Il bilancio è di 29 morti e 11 superstiti miracolosamente sopravvissuti dopo essere rimasti ore e ore tra le macerie della struttura sommersa dalla slavina. Erano i giorni della grande emergenza neve e tutto l'Abruzzo soffriva dei disagi dell'isolamento. Nella regione, già sconvolta dal maltempo, la mattina del 18 gennaio si verificarono tre scosse di terremoto di magnitudo importante. 

La tragedia di Rigopiano, condannati e assolti

Per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta è stata decisa la condanna a due anni e otto mesi perché ritenuto responsabile limitatamente alla omissione dell'ordinanza di inagibilità e di sgombero dell'hotel. L'accusa aveva chiesto 11 anni e 4 mesi per omicidio colposo, lesioni personali, disastro colposo.

Inflitta la pena di sei mesi di reclusione per falso al gestore dell'albergo e amministratore della società "Gran Sasso resort & spa" Bruno Di Tommaso e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della stessa società di intervenire su tettoie e verande dell'hotel.

Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, sono invece ritenuti responsabili relativamente al monitoraggio della percorribilità delle strade, alla pulizia notturna dalla neve, al mancato reperimento di un mezzo antineve sostitutivo, alla mancata chiusura al traffico provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. Concesse a entrambi gli imputati le circostanze attenuanti generiche e operata la diminuente per la scelta del rito, sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno.

Gli assolti sono in tutto 25. Tra loro due nomi di peso: l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l'ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco. Per Provolo era stata chiesta una condanna a 12 anni per frode in processo penale e depistaggio, omissione di atti d'ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, omicidio colposo, lesioni personali colpose. Omicidio colposo e lesioni personali colpose erano i reati contestati a Di Marco, per il quale era stata chiesta la condanna a sei anni.

Gli altri assolti sono: il tecnico comunale di Farindola, Enrico Colangeli; i dirigenti della Regione Abruzzo Carlo Giovani, Carlo Visca, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera; gli ex sindaci di Farindola, Massimiliano Giancaterino, e Antonio De Vico; il dirigente regionale Antonio Sorgi; Sabatino Belmaggio, dal 2010 al 2016 responsabile dell'ufficio Rischio valanghe della Regione Abruzzo; Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni; Luciano Sbaraglia, tecnico geologo; il comandante della polizia Provinciale di Pescara Giulio Honorati; il tecnico Tino Chiappino; l'ex capo di gabinetto della Prefettura di Pescara Leonardo Bianco; la dirigente della Prefettura Ida De Cesaris; l'imprenditore Paolo Del Rosso; il dirigente del Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013, Vincenzo Antenucci; la Società Gran Sasso Resort & Spa srl; i viceprefetti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia. Assolti anche i dirigenti della Prefettura Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva accusati di depistaggio per l'occultamento del brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara.

Il _tappeto_ di foto delle vittime di Rigopiano sistemato davanti al tribunale giovedì 23 febbraio, giorno della sentenza di primo grado

I parenti delle vittime: "Nessuna fiducia nella giustizia"

La rabbia dei parenti delle vittime: "Non finisce qui"

In aula c'erano i parenti delle vittime, che hanno accolto la decisione del giudice tra le proteste. "Vergogna", "Ingiustizia è fatta", "Assassini", "Venduti", "Fate schifo", le parole che risuonano mentre viene letta la sentenza. Lacrime e urla in aula, tanto da richiedere l'intervento di poliziotti e carabinieri, costretti a bloccare la tentata aggressione al giudice, blindato in aula.

"Giudice, non finisce qui". È la minaccia rivolta al giudice Sarandrea da un superstite, Giampaolo Matrone, che sotto la valanga perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli. Matrone è stato poi allontanato dall'aula dalle forze dell'ordine.

"Sono sei anni che lottiamo per avere giustizia. Il giudice non lo sa cosa vuol dire tornare a casa e vedere la cameretta di un figlio vuota", dice all'Adnkronos Angela, mamma di Cecilia Martella, tra le 29 vittime.

In aula c'era anche Giampiero Parete, il cuoco che inerme ha assistito alla tragedia lanciando per primo l'allarme insieme a Fabio Salzetta, manutentore dell'albergo che come lui, nel momento in cui la violentissima valanga ha spezzato 29 vite, si trovava fuori dalla struttura.

"Cancellato il reato di disastro colposo"

"Attenderemo le valutazioni della sentenza per valutare il ricorso all'Appello, Ciò che emerge chiaramente è che è stato cancellato il reato di disastro colposo", dice all'Ansa il capo della Procura pescarese Giuseppe Bellelli. Dal processo escono secondo la sentenza anche completamente le responsabilità della Prefettura e della Regione in capo ai soccorsi e ai presunti depistaggi. 

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