rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
CRONACA

"Hotspot" per i migranti: cosa sono e come funzionano

Sono il punto cardine della nuova strategia dell'Europa per far fronte all'emergenza immigrazione: in Italia ce ne sono già cinque. In essi squadre di esperti identificano e registrano i migranti, distinguendo i richiedenti asilo dagli immigrati per motivi economici

ROMA - Non sono nuovi centri di accoglienza, o centri di identificazione ed espulsione, destinati a sostituire quelli già esistenti. Più che dei centri, dei luoghi fisici, gli "hotspot" sono soprattutto caratterizzati come dei "team", delle squadre di operatori ed esperti che possono essere dislocate rapidamente in edifici adatti a raccogliere poche centinaia di persone, per procedere all'identificazione rapida e registrazione dei migranti, prendendo loro anche le impronte digitali, e operando una prima separazione fra i candidati all'asilo e gli immigrati per motivi meramente economici, che non corrono rischi se vengono rimpatriati.

Gli "hotspot" - letteralmente, in inglese, "punti caldi", in cui si svolge un'attività intensa - sono la pietra angolare della nuova strategia Ue per far fronte all'attuale crisi dei profughi e più in generale all'emergenza migranti. In Italia, a quanto risulta alla Commissione europea, ce ne sono già cinque che stanno cominciando a funzionare: a Porto Empedocle, Trapani, Pozzallo e Augusta, sui sei che erano previsti entro la fine dell'anno, quando ce ne sarà uno anche a Taranto.

Profughi a Belgrado | Foto da Infophoto

Negli "hotspot", insieme ai rappresentanti delle autorità locali, vi sono i funzionari e gli esperti inviati dalle quattro agenzie comunitarie Frontex (frontiere esterne), Europol (cooperazione di polizia), Eurojust (cooperazione giudiziaria) e Easo (l'Agenzia europea per l'asilo). A questo fine, in Italia, Frontex ha inviato undici esperti per procedere all'identificazione dei migranti, ventidue per la raccolta delle testimonianze e dodici incaricati di prendere le impronte digitali. L'agenzia Easo, invece, ha impegnato negli Hotspot italiani 45 suoi esperti. I numeri e i luoghi in cui sono inviati questi esperti sono flessibili e possono cambiare in funzione dei bisogni.

Lo "stato maggiore" che coordina gli hotspot italiani è situato a Catania. Le capacità di prima accoglienza, sempre ai fini dell'identificazione e della separazione dei rifugiati "veri" dai migranti "economici", sono di trecento persone a Pozzallo, trecento a Porto Empedocle, quattrocento a Trapani, cinquecento a Lampedusa, trecento ad Augusta, e si prevede quattrocento a Taranto.

Rifugiati "in cammino" da Budapest a Monaco di Baviera

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Hotspot" per i migranti: cosa sono e come funzionano

Today è in caricamento