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Giovedì, 28 Marzo 2024
IKEA

"Orari decisi da algoritmo": lavoratori Ikea in sciopero, ma per l'azienda la protesta è un flop

Presidio davanti al grande magazzino di Corsico dopo il caso della 39enne licenziata per non aver rispettato i turni di lavoro. I sindacati: "Subito il reintegro". La replica: "Coinvolti 87 dipendenti su 1400. I turni? Sono discussi con i collaboratori"

Lavoratori in presidio davanti all’Ikea di Corsico (Milano) dove alcuni dipendenti del colosso dei mobili hanno deciso di incrociare le braccia per protestare contro il licenziamento di Marica Ricutti, la madre di 39 anni allontanata per non aver rispettato i turni di lavoro. Il presidio era stato annunciato nei giorni scorsi e i sindacati sono stati di parola. L'obiettivo della protesta - indetta da Rsu Ikea Corsico, Filcams Cgil Milano e Uiltucs Milano - è "sostenere la richiesta di ritiro del licenziamento di Marica e ribadire che il livello di civiltà di un’azienda si misura da come tratta i propri dipendenti", spiegano i sindacati con una nota congiunta.

Ikea: "Orari generati da un algoritmo"

"Gli orari in Ikea sono generati da un algoritmo che non tiene conto di necessità ed esigenze individuali e chi, fisicamente, assegna i turni segue lo stesso criterio - precisano i sindacati -. Vogliamo ribadire con forza che questo modello non ci piace, i diritti non sono un’operazione di marketing ma la linea di confine fra civiltà e barbarie".

La replica dell'azienda: 47 lavoratori su 1407

A stretto giro è arrivata la replica di Ikea. In una nota arrivata in redazione, l'azienda precisa che "allo sciopero indetto nelle sedi milanesi di IKEA, alle 17.30 hanno aderito 87 lavoratori dipendenti su un totale di 1407: 81 persone a Corsico, 3 persone a Carugate, 1 persona a San Giuliano Milanese. Presso il Customer Support Center (CSC) hanno scioperato in 2".

Per il sindacato Filcam Cgil, l'adesione è stata invece del 70%: "In presidio c'erano centinaia di lavoratori e lavoratrici - afferma il segretario generale della Filcam Milano Marco Beretta -. Vanno anche considerati i vari turni, è il solito gioco dei numeri che strumentalmente Ikea dà al ribasso, come strumentalmente dichiara che Marica è un'assenteista".

Il colosso svedese ha poi replicato nel merito alle acuse dei sindacati.

"È meglio smitizzare questa storia dell’algoritmo che decide tutto. È impensabile che nel 2017 si possano ancora fare i turni di 6.500 persone a mano. Il software organizza i turni di semestre in semestre, tenendo conto di molti parametri fra cui lo storico delle vendite e delle richieste dei clienti, le richieste di ferie, permessi, ecc. Insomma, tiene conto di una serie molto alta di variabili. Il software elabora quindi una prima ipotesi di turnistica che viene poi discussa tra i collaboratori e i loro responsabili".

Ikea precisa poi che "i turni di lavoro vengono determinati in base alle esigenze di ciascun reparto" e che "la prassi di cambi turno fra colleghi, concordati con i loro responsabili, è normale in IKEA".

I licenziamenti contestati dai lavoratori di Ikea

Al caso di Marica, negli ultimi giorni si è aggiunto un nuovo licenziamento, questa volta nello store Ikea di Bari, contestato dai sindacati. Si tratta del caso di Claudio, padre 39enne licenziato  - questa almeno è la sua versione - per  essersi trattenuto qualche minuto in più durante le pause di lavoro. L’azienda non ha fornito al momento una propria versione dell’accaduto, limitandosi ad affermare in una nota, che entrami i "casi di licenziamento sono stati giustificati da situazioni in cui, purtroppo, la relazione di fiducia alla base del rapporto di lavoro era venuta meno, e quindi la responsabilità non era più condivisa". 

"Pessima Ikea", sindacati contro il colosso dei mobili

"Siamo profondamente rammaricati  - si legge ancora nella nota stampa - nel vedere che le ricostruzioni apparse in questi giorni restituiscono una versione dei fatti e una prospettiva che non rappresentano - né ora né in futuro - la visione e il valore di IKEA nel Paese.

Il caso di Marica, Ikea: "Lavorava sette giorni al mese"

Sul caso di Marica Ricutti, l’azienda svedese aveva dato invece battaglia, sostenendo che “in più occasioni” e “per sua stessa ammissione”, la lavoratrice si era “autodeterminata i turni di lavoro”. Ikea aveva aggiunto che la dipendente negli ultimi tempi aveva lavorato “sette giorni al mese” e in più occasioni si era resa protagonista di “gravi episodi di insubordinazione”. Secondo il sindacato, invece, gli episodi contestati sarebbero in tutto un paio. Non solo: l’azienda si sarebbe dimostrata insensibile alle esigenze della dipendente, che non riusciva a conciliare il lavoro con la vita privata – due bimbi piccoli, di cui uno disabile – e aveva chiesto invano un cambiamento del turno. 
 

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