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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso

Ilaria Alpi: vent'anni di silenzio dello Stato

L'intricata vicenda dell'omicidio della giornalista Rai e del suo operatore Miran Hrovatin sembra arrivare a un punto di svolta: sono stati desecretati dalla Camera i dossier sul caso. Ma intanto sono anche passati vent'anni

Ilaria Alpi oggi avrebbe 53 anni e probabilmente sarebbe una giornalista di successo e di fama internazionale. Miran Hrovatin ne avrebbe 64 e avrebbe anche lui portato avanti con successo la sua carriera di fotografo e cineoperatore.

Invece vent'anni fa Ilari Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi in Somalia, nello stesso giorno della smobilitazione del contingente italiano dopo la prima missione Onu. Il 20 marzo 1994 Ilaria e Miran arrivano nella capitale Mogadiscio da Bosaso, principale città portuale dello Stato africano. Si fermano al hotel Sahafi, incontrano colleghi stranieri, scambiano due battute con loro e poi via, partono. Non sanno che sono sotto tiro. Dopo poco arrivano: sono in sette, armati. Un colpo colpisce Miran, Ilaria viene invece bloccata e uccisa da un colpo che le viene sparato sulla nuca. Lo stesso tg3 a cui aveva annunciato di avere uno scoop tra le mani apre un'edizione straordinaria alle 15,05: "Oggi è un giorno di lutto: la nostra collega e amica Ilaria Alpi è stata uccisa e insieme a lei Miran Hrovatin" dice Flavio Fusi, con voce rotta e commossa.

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Da quel giorno sono passati vent'anni d'inchiesta, densi di ombre e depistaggi. Quello che stavano facendo Ilaria e Miran era il loro lavoro bene, fin troppo: indagavano sul traffico d'armi e di rifiuti tossici illegali. Infatti all'inizio si pensa al sultano del Bosaso, intervistato da Ilaria nell'ambito della sua inchiesta. Ma viene prosciolto. Si arriva a Hashi Omar Hassan, più volte definito il "capro espiatorio" della vicenda: assolto in primo grado, condannato all'ergastolo in appello e a 26 anni di carcere in Cassazione.

Poi la seconda inchiesta per comprendere chi fossero quei sette che assaltarono l'auto su cui si trovavano Ilaria e Miran, uccidendo loro e lasciando illesi l'autista e un altro uomo nel veicolo. Non si arriva a dei risultati ma anni dopo arriva la notizia della possibile riapertura del processo. La madre di Ilaria ha le idee chiare sulla vicenda e si dice schifata dalla giustizia: "Mia figlia aveva toccato il segreto più gelosamente custodito in Somalia: lo scarico di rifiuti tossici pagato con soldi e armi. La verità è che c’è un filo invisibile che lega la morte di mia figlia alle navi dei veleni, ai rifiuti tossici partiti dall’Italia e arrivati in Somalia. Ci sono documenti che lo provano. Ci sono le testimonianze dei pentiti. Eppure nessuno ha avuto il coraggio di processare i colpevoli. In carcere è finito un miliziano somalo che sta scontando 26 anni, ed è innocente. Ilaria è sempre presente nella mia vita, non c’è giorno che non pensi a mia figlia, mi mancano le sue risate, i suoi racconti, i suoi baci Finché avrò vita chiederò il nome dei mandanti dell’omicidio di mia figlia. Perché Ilaria e Miran sono stati giustiziati”.

Ilaria Alpi, con le informazioni che aveva raccolto, era in grado di creare problemi enormi all’interno di governi” ha detto in tribunale Piero Sebri, ex trafficante di armi, prosciolto in cassazione. Per questo probabilmente sparirono i suoi appunti? Per questo per quattro anni le indagini sul caso non portarono a comprendere dinamiche e cause dell'attentato? Poi la commissione parlamentare d'inchiesta che arrivò alla conclusione di un omicidio causale. Infine il segreto di Stato sui documenti e il silenzio delle istituzioni.

In questi vent'anni non è stato così per la società civile: colleghi di Ilaria, i suoi familiari, in tanti si sono mobilitati e organizzati per chiedere giustizia. L'anno dopo la sua morte è stato istituito il premio giornalistico a suo nome. Ma non solo: continua è stata la pressione fatta sulle istituzioni per poter avere accesso a tutta quella documentazione secretata dallo Stato sul caso, chiusa negli archivi della Camera, ultima possibilità per poter fare luce sul caso. Più di ottomila documenti e dossier che i servizi di sicurezza militare, l’ex Sismi, oggi Aise, hanno reso non consultabili.

Nel giorno del ventesimo anniversario della tragedia arriva la notizia che tutta questa gente aspettava: il Governo ha avviato la desecretazione dei documenti che riguardano il caso, come annunciato dal sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Sesa Amici. Così la procura di Roma acquisirà gli atti utili relativi agli omicidi. Una richiesta partita dalla società civile e accolta dalla presidente della Camera, Laura Boldrini: "Accolgo con grande favore l'annuncio del governo di recepire immediatamente la mia richiesta di desecretazione su Ilaria Alpi. E' un segnale importante contro il muro di silenzio, un fondamentale passo in avanti per arrivare alla verità". Anche se con circa vent'anni di ritardo quei documenti adesso potranno essere consultati.alpi milan-2-2

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