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Giovedì, 25 Aprile 2024
CASO ILVA / Taranto

Ilva occupata: Monti da Napolitano per un decreto legge

Il governo pensa a un decreto per annullare il sequestro e far ripartire l'acciaieria. Mentre gli operai hanno occupato la direzione dello stabilimento, il ministro Cancellieri teme per l'ordine pubblico

Per risolvere il caos Ilva, il governo pensa a un decreto per far ripartire l'impianto, da presentare al Consiglio dei ministri. Nell'incontro tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier Mario Monti, infatti, sono state esaminate le complesse questioni che sta sollevando la vicenda dell'impianto di Taranto, finito sotto sequestro ieri dopo una nuova raffica di indagati e occupato dagli operai che sono entrati nella direzione dello stabilimento.

Un caso che mette a rischio l'ordine pubblico, secondo il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, che ha detto: "Conto molto sul senso di responsabilità di tutti, bisogna tenere i nervi saldi". Mentre il direttore Adolfo Buffo, raggiunto lunedì da un avviso di garanzia, ha assicurato che resterà al suo posto. "Ho la certezza di essere a posto con la legge e con la mia coscienza - ha spiegato - e per questo continuerò ad essere con orgoglio e senso di responsabilità direttore di questo stabilimento e uno dei 12 mila lavoratori dell'Ilva di Taranto".

IL MINISTRO CLINI - Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che oggi riferirà alla Camera sul caso Ilva, dopo aver sottolineato di "non aver mai attaccato i magistrati", prosegue alla ricerca di una soluzione. "Stiamo lavorando per consentire all'Ilva di superare il blocco che si è venuto a creare dopo il sequestro degli impianti dell'area a freddo di due giorni fa. Il risanamento non avviene con la chiusura". "Se l'Ilva viene chiusa, quello stabilimento viene abbandonato - riprende il ministro - i vantaggi per l'ambiente sono zero, mentre i rischi per la salute sono altissimi". E aggiunge: "Come indica chiaramente l'Unione europea, la strategia di risanamento ambientale degli impianti industriali avviene attraverso il loro risanamento, non la chiusura".

GLI INDAGATI - La lista degli indagati si è allungata, con nuove iscrizioni. Insieme ad altri tre, nel mirino della magistratura jonica ci sono i nomi del sindaco della città, Ippazio Stefano, di un sacerdote, Marco Gerardo, segretario dell'ex arcivescovo di Taranto monsignor Benigno Luigi Papa, e di un ispettore della Digos, Cataldo De Michele, accusato di rivelazione del segreto d'ufficio. Il primo cittadino è indagato per omissione in atti d'ufficio, un atto dovuto dopo la denuncia del consigliere comunale Aldo Condemi che il mese scorso denunciò la mancata azione del sindaco a tutela della salute pubblica e la mancata costituzione di parte civile in un processo che si è concluso con la condanna dei vertici di Ilva.

Al sacerdote, invece, la procura contesta il reato di false dichiarazioni. Il prelato, infatti, avrebbe raccontato al pubblico ministero di alcune elargizioni da parte dell'Ilva alla curia locale. Il sacerdote sarebbe stato smentito dallo stesso monsignore circa i diecimila euro che secondo l'accusa sarebbero stati consegnati da Girolamo Archina, arrestato ieri, al professor Liberti, all'epoca consulente della procura. Archinà disse agli investigatori che quella somma era destinata alla curia, cui faceva donazioni a Pasqua e a Natale.

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