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Martedì, 23 Aprile 2024
CASO ILVA / Taranto

L'Ilva rischia la fine: altri 2.500 operai senza lavoro

Il gip ha negato il dissequestro dei prodotti dello stabilimento e l'azienda annuncia conseguenze drammatiche: a catena si fermeranno altri impianti in Italia

TARANTO - "No" al dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati dell'Ilva di Taranto. Dopo la decisione del gip sul futuro dell'acciaieria, 1.400 operai sono senza lavoro. Non solo: "a catena" si fermeranno altri impianti Ilva e la ricaduta occupazionale in totale riguarderà 2.500 lavoratori. A dirlo è l'Ilva in una nota.

LA NOTA DELL'AZIENDA - "Mancando la disponibilità di prodotti finiti e semilavorati (quali coils neri, lamiere e bramme) verrà del tutto interrotta la lavorazione verticalizzata a Taranto e negli altri stabilimenti Ilva e sarà necessario ricostituire da zero un nuovo parco prodotti lavorati e semilavorati", avverte l'azienda. E "da ora e a cascata per le prossime settimane circa 1.400 dipendenti, appartenenti prevalentemente alle aree della laminazione a freddo, tubifici e servizi correlati, rimarranno senza lavoro. Il numero di questi lavoratori si andrà a sommare ai già 1.200 dipendenti attualmente in cassa integrazione per le cause già note quali la situazione di mercato e le conseguenze del tornado che ha investito lo stabilimento di Taranto lo scorso 28 novembre.

IMPIANTI FERMI IN ITALIA - "Si fermeranno poi a catena gli impianti Ilva di Novi Ligure, Genova Racconigi e Salerno, dell'Hellenic Steel di Salonicco, della Tunisacier di Tunisi e di diversi stabilimenti presenti in Francia nonché tutti i centri di servizio Ilva, quali Torino, Milano e Padova, nonché gli impianti marittimi di Marghera e Genova". E "tutto ciò comporterà, in attesa di ricostituire la scorta minima per la ripresa dei processi produttivi, una ricaduta occupazionale che coinvolgerà un totale di circa 2500 addetti". Le ripercussioni maggiori - sottolinea l'azienda - si avranno a Genova e Novi Ligure dove nell'arco di pochi giorni da oggi, saranno coinvolte circa 1.500 persone (1.000 su Genova e 500 su Novi Ligure).

L'ORDINANZA DEL GIP - Il gip del tribunale di Taranto ha emesso un'ordinanza con cui ha respinto la richiesta dell'Ilva di dissequestro del prodotto finito e semi-lavorato realizzato nel corso dei quattro mesi in cui gli impianti dell'area a caldo erano sotto sequestro e la proprietà non aveva alcuna facoltà d'uso ed autorizzazione a produrre. Anche la procura ionica, nei giorni scorsi, aveva espresso parere negativo in quanto il prodotto stoccato sulle banchine, circa un milione e settecento mila tonnellate di acciaio, è provento di reato.

SI MUOVE IL GOVERNO - Mentre l'azienda annuncia il ricorso al tribunale del Riesame, anche il governo corre ai ripari. E' pronto infatti un emendamento 'interpretativo' al decreto salva-Taranto. Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. L'azienda potrà commercializzare quanto prodotto prima del decreto e attualmente sotto sequestro. Il ministro presenterà mercoledì alla Camera l'emendamento dell'esecutivo.

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