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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

In Italia ormai l'immigrazione è donna: che cosa è cambiato negli ultimi 15 anni

Le donne rappresentano il 52,4% degli adulti immigrati. In due casi su tre hanno un titolo di studio superiore conseguito nel proprio paese d'origine, più di una su 5 possiede una laurea. Eppure lavorano soprattutto in ambito domestico per retribuzioni spesso sotto ai 1.000 euro

In Italia l'immigrazione ormai è donna: secondo quanto emerge dall'analisi condotta dalla Fondazione Ismu (che si occupa di iniziative e studi sulla multietnicità) sulla base dei dati Istat aggiornati al 1 gennaio scorso, ammontano a 2 milioni e 235mila le donne adulte straniere regolarmente residenti in Italia, contro poco più i 2 milioni e 46 mila uomini. Secondo le ultime stime ISMU al 1° gennaio 2020, le donne, quindi, rappresentano il 52,4% degli adulti immigrati. Solo se si analizza invece la popolazione minorenne straniera a prevalere è la componente maschile (51,9% del totale, mentre le femmine, tra i minorenni, rappresentano il 48,1%).

Immigrazione, dal 2005 cresce il peso delle donne: prima non era così

Il trend è in aumento dal 2005. È interessante notare che tra il 1984 e il 2005, la popolazione immigrata era per la maggior parte costituita da presenze maschili. Al 1° gennaio 1991, ad esempio, si potevano stimare in Italia 475mila stranieri maschi, contro solamente circa 330mila femmine, in rapporto quasi di tre a due.

Dal 2005 in avanti la componente femminile ha cominciato ad acquisire un peso sempre maggiore dovuto sia all’aumento dei ricongiungimenti familiari (per lo più femminili), sia all’allargamento ad Est dell’area di libera circolazione europea, che ha comportato l’incremento di nuovi flussi esteuropei (soprattutto, anche se non solo, di assistenti domiciliari e “badanti”). ISMU calcola infatti che dal 1° gennaio 2005 al 1° gennaio 2020 il numero di donne immigrate ha registrato un aumento del 141% (contro un incremento degli uomini del 112%).

Romania, Albania e Marocco: la classifica dei Paesi di provenienza

Le donne immigrate provengano prevalentemente (nell’ordine) da Romania, Albania e Marocco, seguiti da Ucraina, Cina, Filippine, Moldova, India, Polonia, Perù, Sri Lanka, Nigeria, Egitto, Ecuador e Bangladesh. Secondo ISMU, a inizio 2020 il collettivo che presenta la più alta percentuale di presenza femminile è quello ucraino (77,3%), seguito dal polacco (74,1%), moldovo (66,1%) e bulgaro (62,6%). Più sbilanciati al maschile sono invece tutti i gruppi nazionali asiatici o africani formati da srilankesi, marocchini, indiani, nigeriani, tunisini, egiziani e soprattutto pakistani, bangladeshi e senegalesi. Tra questi ultimi tre le incidenze femminili raggiungono solo rispettivamente il 30,4%, il 28,1% e il 25,4%.

In base alle elaborazioni di Fondazione Ismu su dati dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (ORIM), si stima che al 1° luglio 2019 le donne presenti in Lombardia provenienti da Paesi a forte pressione migratoria siano 537mila (contro 545mila uomini), di cui 44mila irregolari. Le donne immigrate rappresentano il 49,6% del totale della popolazione immigrata presente in Lombardia. La maggior parte di loro è coniugata (55,3%), più di una su quattro è nubile (26,4%), mentre quelle divorziate e separate sono il 13,6% (le vedove sono il 4,7%). Due immigrate su tre hanno un titolo di studio di scuola secondaria superiore (per lo più ottenuto in patria), e più di una su cinque possiede una laurea. 

Lavorano soprattutto in ambito domestico per meno di 1.000 euro al mese

In due casi su tre hanno un titolo di studio di scuola superiore conseguito nel proprio paese d'origine, più di una su 5 possiede una laurea. Eppure lavorano soprattutto in ambito domestico per retribuzioni che solo nel 19,7% dei casi superano i 1.000 euro al mese. Le attività lavorative maggiormente svolte dalle donne sono quelle in ambito domestico (33,6%): nello specifico come assistenti domiciliari (14,2% delle lavoratrici provenienti da Paesi a forte pressione migratoria), domestiche a ore (12,4%), baby sitter (3,7%) o domestiche fisse (3,1%). Il 16,1% invece lavora nel settore della ristorazione o in quello alberghiero, il 10,1% esercita una professione intellettuale, il 6,1% ha un lavoro impiegatizio. Il 30,3% guadagna tra i 751 e i 1000 euro netti mensili, il 19,7% tra i 1.001 e i 1.250 euro netti al mese. E sono ancora tante le immigrate che percepiscono redditi molto bassi: il 17,2% guadagna tra i 500 e i 750 euro e l’11,4% addirittura meno di 500 euro. 

Per quel che riguarda le appartenenze religiose, il 57,7% delle donne provenienti da Paesi a forte pressione migratoria è cristiana, soprattutto di religione cattolica (28,5%) o ortodossa (22,7%). Le musulmane invece sono il 27,7%.

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