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Giovedì, 18 Aprile 2024
Giustizia

Mafiosi in politica e jihadisti tra la gente: questi i rischi dell'Italia

Nel giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario spiccano le parole di Antonio Marini, procuratore generale presso la corte di Appello di Roma. Due i rischi maggiori per il nostro Paese: criminali tra i politici e terroristi "locali"

ROMA - Il procuratore generale presso la corte di Appello di Roma, Antonio Marini, ha inaugurato oggi l'anno giudiziario parlando di Mafia capitale e della piaga della corruzione. "La situazione della giustizia penale nel distretto di Roma si è ulteriormente aggravata", ha detto Marini. "L'esempio emblematico è rappresentato dall'inchiesta Mafia Capitale dalla quale è emerso un sistema di complicità tra politica e criminalità, ampiamente strutturato, capillare e invasivo". Il magistrato ha aggiunto che "l'inchiesta sul clan Carminati ha messo in luce il crescente intreccio tra mafia e corruzione, che costituiscono i due mali endemici della nostra società". 

MAFIA CAPITALE - "Non v'è dubbio - prosegue Marini - che tali vicende finiscono per alimentare la sfiducia nella capacità della politica, inquinata sempre più da pratiche corruttive, a risolvere il grave fenomeno della corruzione nel nostro Paese". 

ATTENTATI - Marini ha parlato anche di terrorismo, invitando a non sottovalutare il pericolo jihadista: "A voler ritenere Roma, culla della cristianità, di cui si vagheggia la conquista sia stata evocata dal terrorismo di matrice jihadista, è bene non sottovalutare il pericolo e tenere alta la guardia", ha affermato il magistrato. "Fra i principali fattori di rischio - ha aggiunto - v'è l'accensione improvvisa di cellule dormienti. Parimenti preoccupante è il fenomeno dei foreign fighters. La necessità è di rafforzare gli strumenti normativi per affrontare con più efficacia questo grave ed insidioso fenomeno".

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MILANO E IL NORD - Non è corretto parlare di "inflitrazione" della 'ndrangheta al Nord. Per il presidente della Corte d'Appello di Milano, Giovanni Canzio, il termine più corretto è quello di "occupazione". L'alto magistrato lo ha sottolineato nel corso del suo intervento alla cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. I processi "Infinito" che hanno decapitato diverse cosche della 'ndrangheta attive in Lombardia, secondo Canzio dimostrano come "la presenza mafiosa al Nord debba essere ormai letta in termini non già di mera inflltrazione, quanto piuttosto di interazione e occupazione. E ciò - ha puntualizzato il presidente della Corte d'Appello di Milano - in forza di un diffuso controllo di intere aree del territorio, esercitato con il metodo intimidatorio e in un clima di omertà, che ne contente la penetrazioni negli interstizi della società, delle istituzioni, delle amministrazioni locali, dell'economia, dell'impresa e della finanza, secondo una strategia che ruota intorno al nucleo dei flussi dei finanziamenti pubblici e delle vicende corruttive per l'aggiudicazione delle relative opere, forniture e servizi". 

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LA 'NDRANGHETA - Da Canzio, infine, un paragone medico: "La forza di penetrazione e la veloce diffusione del potere nella 'ndrangheta all'interno dei diversi gangli della società lombarda può paragonarsi all'opera distruttiva delle metastasi di un cancro". 

PALERMO - "Nonostante i segnali non incoraggianti che destano preoccupazione, la Procura di Palermo non arretrerà di un millimetro e non rallenterà la sua azione". Lo ha detto, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, il neo procuratore capo di Palermo Franco Lo Voi che ha fatto riferimento alle minacce subite da alcuni magistrati, in particolare quelli che indagano sulla trattativa Stato-mafia. "A chi lancia e ha lanciato quei segnali - ha aggiunto - voglio dire con chiarezza che farà meglio a cambiare la sua prospettiva".

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