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Giovedì, 5 Ottobre 2023
La pandemia

Archiviazione per Conte e Speranza nell'inchiesta Covid, la rabbia dei familiari delle vittime: "Ingiustizia"

L'ex premier e l'ex ministro della Salute sotto accusa per la mancata istituzione di una zona rossa in provincia di Bergamo e per la mancata applicazione del piano pandemico

C'è la decisione sull'archiviazione per Conte e Speranza nell'inchiesta Covid

Archiviazione. Questa la richiesta della procura di Brescia al Tribunale dei ministri per l'ex premier, Giuseppe Conte, e l'ex ministro della Sanità, Roberto Speranza, indagati per la gestione della prima ondata di Covid nella Bergamasca. In particolare l'inchiesta verte sulla mancata istituzione della "zona rossa" ad Alzano e Nembro, paesi colpiti da un numero molto alto di contagi. Una delle decisioni che più hanno fatto discutere nella gestione della pandemia. Si contesta anche la mancata applicazione del piano pandemico che, seppur datato 2006, per la magistratura poteva limitare i danni e salvare parecchie vite. 

Lo scorso 10 maggio Conte e Speranza erano stati sentiti dal Tribunale dei ministri a Brescia che ora deve decidere se accogliere la richiesta di archiviare o rinviarli a giudizio. Sia Conte sia Speranza nel corso dell'interrogatorio avevano presentato una memoria difensiva.

I familiari delle vittime: "Tradita la memoria dei nostri cari"

"Questa non è giustizia, con questa richiesta è stata tradita per l'ennesima volta la memoria dei nostri cari e il loro sacrificio": commentano così i familiari delle vittime del Covid19 dell'Associazione #Sereniesempreuniti la recente agenzia di stampa dove si legge che la procura di Brescia ha chiesto al Tribunale dei Ministri di archiviare l'indagine nei confronti dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Sanità Roberto Speranza finiti indagati per la gestione della prima ondata di covid nella bergamasca.

"Ricordiamo che la Procura di Bergamo, partendo anche dai nostri esposti, ha lavorato 3 anni a questa maxi indagine che coinvolge politici e funzionari a tutti i livelli. Le responsabilità accertate che hanno causato le morti dei nostri cari sono inconfutabili. Anche noi, con i nostri legali, da 3 anni ci battiamo per fare memoria e per ottenere la verità. Ora toccherà al Tribunale dei Ministri esprimersi: la questione non è chiusa, confidiamo nella presa di coscienza di quanto accaduto, perché il Covid19 non è stato uno tsunami come ci vogliono far credere: molte morti si sarebbero dovute evitare e qualcuno è responsabile di ciò".

Aggiungono dal team dei legali (avvocati Consuelo Locati, Giovanni Benedetto, Luca Berni, Piero Pasini, Alessandro Pedone): "Attendiamo la decisione del Tribunale dei Ministri e di capire le motivazioni della richiesta avanzata dalla Procura di Brescia soprattutto a fronte delle evidenze documentali contestualizzate in un'indagine di tre anni espletata in modo approfondito e coraggioso dalla Procura di Bergamo". "Come figlia di una vittima - conclude l'avvocata Locati - personalmente sento questa richiesta poco rispettosa, sotto il profilo squisitamente umano, della memoria delle vittime e dei familiari sopravvissuti che chiedono che la verità emerga all'esito di un procedimento in contraddittorio, come prevede peraltro un ordinamento democratico".

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