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Giovedì, 18 Aprile 2024
Le indagini / Napoli

Il bus precipitato a Capri, i periti: "L'autista Emanuele Melillo non doveva essere alla guida"

Nello schianto avvenuto il 22 luglio 2021 è morto lo stesso Melillo, mentre 23 passeggeri sono rimasti feriti. Nove persone sono indagate. Si sospetta anche che il conducente avesse fatto uso di droghe

Ci sarebbe anche un malore, forse causato dall'assunzione di stupefacenti, tra le cause dell'incidente del 22 luglio 2021 a Capri, dove un bus del trasporto pubblico locale è precipitato in una scarpata profonda 15 metri a Marina Grande, a pochi metri da una spiaggia. Nello schianto è morto l'autista, Emanuele Melillo, mentre 23 passeggeri sono rimasti feriti.

Come racconta NapoliToday, dalle indagini emerge un altro aspetto: Melillo non doveva e non poteva essere alla guida in quanto portatore di invalidità al 50%. Uno stato di salute mai emerso anche perché il giovane non sarebbe stato sottoposto dall'azienda per la quale lavorava alle visite mediche periodiche previste dalla legge. Visite che - secondo gli inquirenti - avrebbero potuto evidenziare anche l'eventuale assunzione di sostanze stupefacenti.

Il lavoro degli inquirenti e dei loro consulenti avrebbe rivelato anche che la barriera contro la quale il bus ha impattato non era idonea, tanto da non reggere all'urto.

emanuele melillo bus capri-2

Chi sono gli indagati

L'avviso di conclusione indagini è stato notificato a nove persone: il legale rappresentante della società di trasporto pubblico caprese Atc, il medico che avrebbe dovuto tenere sotto controllo lo stato di salute dell'autista, un dirigente della Provincia di Napoli (per il periodo che va dal 2006 al 2010), un tecnico responsabile della manutenzione straordinaria della strada provinciale 66 (sulla quale avvenne l'incidente), quattro funzionari della Città Metropolitana di Napoli e il dirigente della gestione tecnica strade e viabilità, quest'ultimo per non avere tenuto conto di una segnalazione con la quale un pool di tecnici evidenziava la necessità di predisporre una barriera di protezione in sostituzione della ringhiera "incriminata".

"Voglio ricordare a tutti - scrive sui social il fratello di Melillo, Marco - che questa è solo la 'chiusura delle indagini preliminari' da parte della Procura di Napoli, quindi non è stato fatto neppure il primo passo dell’effettivo processo che, secondo noi, sarà lungo e sotto alcuni aspetti anche sgradevole soprattutto per noi familiari che abbiamo perso il caro Emanuele. Comunque il procuratore, nell’emettere il verdetto di chiusura indagini, ha individuato 9-10 presunti colpevoli, ed ha soprattutto affermato che si tratta di una 'morte sul lavoro per cause esterne al conducente del veicolo' (per il momento e solo per il momento colpevoli sono la strada e la ringhiera). Tenete ancora presente - scrive - che vi sono stati ben 6 passeggeri presenti sul pulmino precipitato (più una signora del lido sottostante che ha visto tutta la scena della disgrazia) che nell’interrogatorio unanimemente hanno dichiarato che l’autista era perfettamente vigile tant’è che ha cercato di fare il possibile (riuscendo anche in parte ad accostare il mezzo alla ringhiera) per riportare il pulmino in carreggiata. Inoltre, solo dalle successive analisi fatte sulla salma (ispezione della milza e del pancreas), pare e sottolineo pare, che vi siano state trovate delle 'sospette' tracce di sostanze stupefacenti".

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