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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lo schianto in autostrada / Milano

Laura e Claudia investite al casello, l'automobilista killer ha "crisi da fine del mondo"

Lo psichiatra lo ha giudicato incapace di intendere e volere. Se il vizio totale di mente sarà riconosciuto, verrà assolto

Una psicosi paranoide con crisi "da fine del mondo". Questo è il disturbo di cui soffre il 39enne che il 18 febbraio scorso ha travolto con la sua auto, al casello Ghisolfa sulla A4 Torino-Milano, la macchina con a bordo Laura Amato e Claudia Turconi (54 e 59 anni) uccidendole. 

A spiegare di cosa soffre l'automobilista è stato lo psichiatra Raniero Rossetti, al quale è stata affidata la perizia psichiatrica. La valutazione ha accertato l'incapacità totale di intendere e volere dell'uomo al momento di fatti e la sua pericolosità sociale. Accertamento discusso oggi davanti al gip di Milano  alla presenza del pm Paolo Filippini, dei legali del 39enne e dei familiari delle vittime.

La visione dei filmati di sorveglianza della rete autostradale è stata determinante per ricostruire la dinamica dell'incidente. Si vede la Lancia Y su cui viaggiavano le due donne procedere a ridotta velocità per immettersi nella corsia riservata al ritiro del biglietto di pedaggio e l’altra auto, una Lancia Musa, sopraggiungere "a velocità sostenuta e senza rallentare, colpire violentemente, da dietro", l’auto ferma sbalzandola in avanti per diversi metri. L'uomo era risultato positivo a cannabis e benzodiazepine.

Laura e Claudia travolte e uccise da un'auto al casello: il video

Nei mesi scorsi, il giudice ha applicato per il 39enne - che è accusato di omicidio colposo plurimo - l'obbligo di ricovero nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Piacenza e la libertà vigilata per un anno. 

Secondo quanto finora filtrato, all'epoca dell'incidente l'uomo era in cura in un centro psicosociale. Poche ore prima dello schianto il guidatore era entrato e uscito da due ospedali, quello di Piacenza - lui vive con la moglie a Pontenure - e l'altro a Gallarate, poche ore prima del dramma. Quel giorno, infatti, il 39enne - che aveva interrotto le terapie lo scorso anno - avrebbe avuto una crisi e la moglie gli avrebbe suggerito di andare in ospedale per farsi prescrivere dei farmaci. Entrato in ospedale a Piacenza, poco dopo sarebbe andato via. Per poi ricomparire il giorno successivo all'aeroporto di Malpensa, dove avrebbe voluto prendere un volo con destinazione Marocco. A negargli l'imbarco sarebbe stato il personale di terra, con l'uomo che sarebbe stato accompagnato nell'infermeria dell'aeroporto e poi al pronto soccorso di Gallarate, dove però non sarebbe stato visitato. 

Una volta lì, infatti, sarebbe andato via - nella sua auto era stato trovato un braccialetto dell'ospedale - e avrebbe chiamato un familiare, pare il cugino, per farsi riaccompagnare a Malpensa, dove aveva lasciato la macchina. Il parente gli avrebbe consigliato di tornare a casa, ma poi sembra che lo abbia lasciato su una piazzola di sosta a riposare. Poco dopo, però, il 39enne si sarebbe rimesso alla guida provocando l'incidente.

Secondo lo specialista che lo ha valutato, sul comportamento del 39enne quella notte ha inciso quel disturbo psicotico di cui soffre da anni, non l'hashish e neppure le benzodiazepine che aveva assunto. 

Se il vizio totale di mente sarà riconosciuto nel processo, l'uomo verrà assolto per incapacità di intendere e volere. È probabile che nelle prossime settimane sarà trasferito in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza o in una comunità protetta ad alta sicurezza. 

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