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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lavoro e diritti / Firenze

La rabbia dei rider dopo la morte di Sebastian Galassi: "Le nostre vite valgono più di un panino"

Decine di lavoratori al presidio indetto dalla Cgil dopo la morte del ragazzo di 26 anni rimasto vittima di un incidente mentre faceva una consegna

Non si placano le proteste dopo la morte di Sebastian Galassi, studente di giorno e rider di sera per pagarsi gli studi, morto in un incidente stradale mentre effettuava una consegna per Glovo (e licenziato post mortem). L'incidente ha riportato l'attenzione sul tema del lavoro, della sicurezza, dei diritti. Firenze è stata teatro di un presidio di lavoratori organizzato dalla Cgil. 

"Le nostre vite valgono più di un panino", "Non si può morire per una consegna", "La nostra vita vale più dei vostri profitti", sono alcuni dei cartelli esposti dai rider in piazza Sant'Ambrogio e mostrati a telecamere e fotografi.

Sull'incidente di Sebastian Galassi sono in corso le indagini di rito. Intanto, come denuncia il sindacato, è il terzo rider che muore in Toscana. Con una beffa atroce, peraltro. Dopo la morte infatti è partito "per errore", come dirà poi la multinazionale, un messaggio che di fatto lo licenziava, se si può usare questo termine in un settore così precario e fondato su algoritmi, il 26enne Sebastian, per non aver portato a termine la consegna. La multinazionale successivamente si è scusata con la famiglia ma resta il fatto che, come hanno sottolineato in molti, possa esistere un automatismo per cui si venga licenziati per non aver fatto una consegna. Dall'oggi al domani. Anzi, da un minuto all'altro. Magari senza avere la minima idea del perché quella consegna non sia stata effettuata.

Protesta rider dopo morte Sebastian Galassi 12-2

Per l'intera giornata di ieri i rider sono stati in sciopero, chiedendo alla cittadinanza di partecipare alla protesta evitando di fare ordinazioni sulle piattaforme. Al presidio ce ne erano alcune decine. In gran parte stranieri, ma anche italiani. "Non siamo pupazzi, siamo persone. In realtà credo che sia i vertici delle multinazionali che i clienti delle piattaforme siano colpevoli, perché tutti sanno che siamo sfruttati. Nessuno dovrebbe più utilizzarle", dice Federico, 53 anni, informatico. Pedala con il "cassone" una decina di ore alla settimana, per arrotondare. "Prima lavoravo di più. Qualche anno fa con 6 ore al giorno riuscivo a tirar su 900 euro al mese, poi le tariffe sono crollate. Ora lavoro una decina di ore a settimana e ne faccio 300".

I rider, come noto, denunciano di dover correre da una parte all'altra per effettuare più consegne possibile nel minor tempo possibile, per essere premiati dall'algoritmo alla base delle applicazioni. "Un sistema folle e disumano, inaccettabile, che deve finire", denuncia la Cgil.

Molti sono pakistani. Fisan, 22enne, dice di essere a Firenze da un anno. "Lavoro tutti i giorni, 12 ore al giorno, raccolgo mille euro al mese". Per l'affitto paga 150 euro, ma perché "vivo in una stanza dove dormiamo in cinque. E in un'altra stanza ce ne sono altri cinque. A Scandicci". Le storie dei rider si susseguono una all'altra, ma parlano tutte di sfruttamento.

"Le aziende ti spingono a correre, per stare dietro ad un algoritmo che ti assegna punteggi e quindi nuove consegne a seconda della velocità con la quale lavori. Questo è il cottimo e anche per questo è morto Sebastian. Tutte le volte che arriva il messaggio dell'azienda che ti chiede quanto tempo ci metterai a consegnare senti la pressione e sai che rischi", dice Andrea Pratovecchi, 23enne, studente di economia, al lavoro per Deliveroo. "Tutto questo - aggiunge - per arrivare a mille euro lordi se lavori dodici ore al giorno".

"I colossi che aderiscono ad Assodelivery, cioè Glovo, Deliveroo, Uber, facciano un accordo con noi per arrivare alla regolamentazione di questo settore, come già fatto da Just Eat", chiede Ilaria Lani, segretaria di Nidil Cgil Firenze. "Alla politica chiediamo di fare come in Spagna, cioè una legge più chiara dell'attuale, che possa impedire l'abuso dei contratti e l'uso delle paghe a cottimo".

Da segnalare, in piazza, un'accesa contestazione al presidente della Regione Eugenio Giani da parte di un gruppo di area centri sociali/Cpa, contestazione da cui si è dissociata la Cgil.

“La Toscana continuerà a fare la propria parte, nell’ambito delle proprie competenze, ma non è più rinviabile un intervento a livello nazionale per porre fine al cottimo, inquadrare i rider come lavoratori subordinati e riconoscere piene tutele”, commenta da parte sua Giani, intervenuto insieme agli assessori regionali al Lavoro Nardini e all'Ambiente Monni.

"La Regione ha sottoscritto un anno fa con sindacati, aziende toscane del food delivery e il comitato regionale consumatori un protocollo che prevede l’applicazione della disciplina del lavoro subordinato ai rider, garantendo così coperture assicurative e previdenziali e la nascita di un marchio etico. Un’intesa per la tutela effettiva dei diritti dei rider e per sollecitare la sensibilità dei consumatrici e consumatori - sottolineano Giani e Nardini -. Ora serve una legge nazionale".

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