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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso

Pd nel caos in Emilia: Richetti e Bonaccini indagati per peculato

L'Emilia Romagna porta nuovi guai in casa Partito democratico. Per l'inchiesta sulle "spese pazze" sono finiti sotto inchiesta Richetti (che lascia la corsa alla primarie), Bonaccini e altri consiglieri

ROMA - Il caos nel Partito democratico è esploso nel pomeriggio del 9 settembre per le vicende che hanno travolto la corsa alla Regione Emilia Romagna. I due candidati principali, Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, sono stati entrambi accusati di peculato, insieme con altri consiglieri di quasi tutti gli schieramenti dell'Assemblea nell'inchiesta sulle cosiddette 'spese pazze'.

E così la sfida tra big renziani per il ruolo di governatore finisce ancora prima di cominciare. Richetti ha annunciato in mattinata il proprio ritiro, prima che emergesse la notizia dell'indagine a suo carico. Bonaccini, della cui iscrizione si è appreso invece in serata, ha annullato la propria partecipazione a incontri a Reggio Emilia. Ma ha dichiarato di non avere intenzione di fare passi indietro. Il difensore di Richetti, Gino Bottiglioni, ha precisato che la scelta di ritirarsi dalla corsa nell'ultimo giorno utile per presentare le firme per le candidature degli esponenti Pd non è legata alla vicenda giudiziaria che lo coinvolge. Richetti aveva motivato così la sua scelta in una lettera ai sostenitori: «Ci sono cose di fronte alle quali ci si ferma. Se c'è una cosa che ci unisce è che per noi la politica è un pezzo fondamentale della nostra vita. Ma non è la vita».

Sulla questione pare abbiano pesato anche le pressioni di Matteo Renzi, che non a caso domenica scorsa al parco Nord di Bologna, pur dando il via libera alle primarie con due pezzi grossi del Pd (entrambi della sua area), li aveva benevolmente rimbrottati dicendo che avevano «organizzato un bel casino». E non immaginava probabilmente quello che sarebbe successo dopo qualche ora. In corsa per la successione a Vasco Errani c'è un altro renziano, e della prima ora: l'ex sindaco di Forlì Roberto Balzani. Il legale di Bonaccini, l'avvocato Vittorio Manes, ha spiegato che il suo assistito «si è subito messo a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito». Nel pomeriggio si era appreso di otto indagati nel Pd, ma il numero è certamente interlocutorio, destinato ad aumentare, così come è certo che a essere coinvolti nelle 'spese pazze' sono anche altri gruppi.

Sul conto di Richetti era stato aperto un procedimento a parte, su esposto del consigliere del Movimento 5 stelle Andrea Defranceschi (poi sospeso da Grillo e Casaleggio) sull'uso delle auto blu «da casa e per casa» nel periodo in cui Richetti fu presidente del Consiglio regionale. Ad autunno 2013 era emerso che erano indagati i nove capigruppo. Quello del Pd, Marco Monari, si era dimesso dalla presidenza dopo la pubblicazione di articoli sulle spese che gli sarebbero contestate. Per capire l'entità delle spese improprie attribuite a lui, così come a Richetti e Bonaccini e agli altri consiglieri, bisognerà comunque ancora attendere. Ma di certo la disputa per il post-Errani, dimessosi dopo una condanna in appello, ha dovuto fare i conti con uno scossone destabilizzante.

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