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Martedì, 23 Aprile 2024
Rinvio a giudizio? / Caserta

Le indagini sulle torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono chiuse

Centoventi indagati, 177 persone offese. La Procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio

Le immagini che mostrano le manganellate e i calci, le umiliazioni e le violenze, hanno fatto il giro del mondo. Ora sono state chiuse le indagini sulle violenze commesse il 6 aprile del 2020 nel carcere "Francesco Uccella" di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, dagli agenti di polizia penitenziaria della struttura e da altri contingenti dei reparti speciali della penitenziaria inviati da Napoli contro persone detenute che non avevano modo e possibilità di difendersi.

Lo rende noto la stessa procura sammaritana diretta da Maria Antonietta Troncone, che ha depositato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di 120 persone, tra poliziotti della penitenziaria e funzionari del Dap (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria), accusate a vario titolo dei reati di tortura, lesioni, abuso d'autorità, falso in atto pubblico, e cooperazione nell'omicidio colposo di un detenuto algerino. Sono state identificate in totale 177 persone offese.

La Procura contesta anche l'omicidio colposo a dodici indagati in relazione alla morte del detenuto algerino Lakimi Hamine, deceduto il 4 maggio 2020 dopo essere stato tenuto in isolamento dal giorno delle violenze. Nella conferenza stampa del 28 giugno scorso, giorno in cui furono eseguite 52 misure cautelari per gli episodi dell'aprile 2020, gli inquirenti spiegarono, in relazione alla morte di Hamine, di aver contestato il delitto di "morte come conseguenza di altro reato" ad alcuni indagati, ma che il gip Sergio Enea aveva bocciato tale impostazione ritenendo, in base agli elementi raccolti fino a quel momento, che la morte dell'algerino andasse classificata come suicidio.

Questo provvedimento del gip è stato però impugnato dalla Procura, che ha quindi aggiunto un'ulteriore grave contestazione al compendio accusatorio già molto rilevante. Per la Procura Hamine sarebbe stato percosso violentemente dopo essere stato prelevato dalla cella e portato in quella di isolamento, quindi qui avrebbe assunto "in rapida successione e senza controllo sanitario un mix di farmaci, tra cui oppiacei, neurolettici e benzodiazepine" che ne avrebbero provocato dopo circa un mese la morte per un arresto cardiocircolatorio conseguente a un edema polmonare acuto. Ora la Procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio.

L'acqua di pozzo, la discarica e le brande in ferro inchiodate al pavimento: Santa Maria Capua Vetere, un carcere "disumano"

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L'esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, 13 giugno 2020. ANSA/CESARE ABBATE

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