Morti sospette all'ospedale di Lugo, 'infermiera killer' chiede di tornare a lavorare
Daniela Poggiali, l'infermiera accusata di aver ucciso una paziente con un'iniezione letale di potassio, ha chiesto al giudice di poter tornare a lavoro. Nel "suo" ospedale, l'anno scorso, almeno trentotto morti sospette. Agli atti dell'inchiesta anche le foto sorridenti con i ricoverati morti
RAVENNA - Da un lato lei - l'infermiera killer, l'infermiera senza cuore - che chiede di poter tornare a fare il suo lavoro. Dall'altro lato il suo compagno, ancora fedelmente al suo fianco, che si dice convinto che prima ancora che all'ospedale, la sua donna tornerà a casa con lui. Non si arrende Daniela Poggiali, l'ex infermiera quarantaduenne dell'ospedale di Lugo in carcere dal dieci ottobre per l'omicidio di Rosa Calderoni, l'anziana deceduta in ospedale in seguito a complicanze cardiache che, secondo l'accusa, sarebbero state causate dalla stessa infermiera.
La procura, che ha messo agli atti dell'inchiesta anche le foto che la Poggiali si scattò sorridente accanto alla paziente deceduta ancora sulla barella, è convinta che l'infermiera fosse una sorte di "angelo della morte". Le colleghe, dopo l'arresto, raccontarono che "Daniela passò e la paziente morì". Per questo chi indaga vuole vederci chiaro anche su altri casi sospette, almeno trentotto, avvenuti nello stesso ospedale della bassa Romagna in tutto lo scorso anno. Le perizie degli esperti dalla procura hanno consigliato un approfondimento - tramite analisi statistica - per altri dieci casi di pazienti morti. Nella misura restrittiva a carico della Poggiali, per ora, le si contesta il reato di omicidio pluriaggravato nei confronti dell'anziana morta. In quel caso, sempre secondo la procura, l'infermiera avrebbe ucciso la settantottenne con un'iniezione letale di potassio.
Nonostante gli indizi sembrino essere tutti contro di lei, Daniela Poggiani non ha intenzione di mollare. Anzi. Negli ultimi giorni, la donna ha chiesto al giudice - che per ora si è riservato la decisione - di poter essere reintegrata a lavoro. Di poter tornare, insomma, nell'ospedale delle decine di morti sospette, dal quale fu già allontanata a luglio - l'arresto arrivò solo ad ottobre - per quelle foto con la paziente morta.
Al suo fianco, anche martedì durante una delle udienze, il suo compagno Luigi Conficconi. "La porteremo a casa", ha assicurato l'uomo a RavennaToday. "Sta bene - ha continuato - E' forte, perché vicino a lei ci sono persone che le vogliono bene". L'ex infermiera quarantaduenne, quindi, sembra aver preso bene il carcere. "Va in chiesa tutti i giorni - ha spiegato Conficconi - E inoltre porta i pasti alle altre detenute. Fa attività di carcere come disegni".
Sul fronte giudiziario, ha spiegato il compagno dell'infermiera, "il mio avvocato sta facendo di tutto per riportarla a casa. Sono fiducioso nella magistratura. Ringrazio anche il personale del carcere di Forlì, che la trattano come una persona normalissima. Io vivo con lei da sedici anni e sto vivendo male questo periodo. Sono distrutto. La vedo una volta alla settimana per un'ora. E' una lavoratrice - ha concluso - che ama il suo lavoro".