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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca La Spezia

Isabella e Lucia, dal matrimonio all'unione civile dopo un cambio di sesso

Le due infermiere di La Spezia sono la prima coppia che utilizzerà la legge Cirinnà per trasformare la natura del loro legame. Si sono conosciuti nel 2000, quando Isabella era ancora un uomo, e si sono spostati l'anno dopo

Ancora qualche cavillo burocratico e poi Isabella e Lucia, due infermiere di La Spezia, saranno la prima coppia che vedrà trasformato il proprio matrimonio in unione civile per effetto della legge Cirinnà. La loro storia è raccontata in un articolo dell'agenzia Dire, 

Isabella, infatti, è una donna transessuale, nata uomo e operatasi al Kamol Hospital di Bangkok, lo scorso 15 marzo per effettuare l’intervento di cambio del sesso totale.

Ha conosciuto Lucia il 24 luglio 2000, sul luogo di lavoro, e si sono sposati il 7 gennaio 2001. “Ora posso dire che sono una donna transessuale lesbica, finalmente sono io- racconta Isabella alla DIRE- comincio a volermi bene. Prima non ce la facevo più, ho anche pensato di farla finita. Ma non volevo morire uomo. Poi è venuto tutto molto naturale”. Grazie anche all’appoggio della moglie Lucia.

“Mi ha sempre sostenuto - spiega Isabella - e in questo mi sento molto fortunata e privilegiata perché non ho mai trovato ostacoli. Ho tribolato solo dentro me stessa”. Nel suo racconto Isabella, parla della mamma molto anziana, del papà che non c’è più, dei colleghi e dei pazienti che non hanno mai avuto nulla da ridire. “Poi - ammette - nel mucchio c’è anche chi non mi saluta più o è diventato più freddo. Ma a Spezia siamo conosciute e non mi sono trovata ad affrontare particolari problemi, neppure alla posta quando mi presento ancora con documenti in cui risulto uomo o quando sono andata a votare per il referendum sulle trivelle”.

Il rapporto con Lucia, dopo qualche difficoltà iniziale, procede a gonfie vele. “All’inizio- spiega Isabella- era difficile, lei non capiva perché stessi male, pensava che la tradissi, che fossi gay. Ho veramente avuto paura di perderla. Quando poi sono riuscita a fare coming out, invece, tutto si è risolto in modo molto naturale. Certo, lei non è una donna lesbica, le interessa solo il nostro amore: spero che in futuro i suoi desideri non cambino, nonostante qualche sua collega le dica di cercarsene un altro”.

Intanto, oggi, si addormentano abbracciate, si scambiano i vestiti, vanno a fare la spesa insieme, esattamente come prima. L’appoggio di Lucia è stato totale. “La prima uscita che abbiamo fatto ‘en femme’ prima della transizione, cioè da quando sono diventata una donna in tutto e per tutto - continua il racconto Isabella - è stata al Carnevale di Viareggio. Io ero molto titubante, è stata lei a convincermi: se ci incontra qualcuno, mi ha detto, almeno possiamo dire che siamo lì per il carnevale. L’operazione è stata un sollievo anche per lei”.

Ora l’unico desiderio è che la burocrazia non sia troppo lenta nel consegnarle una nuova carta d’identità.

“Prima dell’intervento della Cirinnà - spiega alla Dire l’avvocato Cathy La Torre di Gay Lex, che segue da vicino il percorso legale di Isabella e Lucia - la legge 162/1982 prevedeva che, se uno dei coniugi cambia sesso, si debba obbligatoriamente dare atto a un divorzio, benché la Corte costituzionale due anni fa abbia chiaramente detto che si tratta di una forzatura”.

A cambiare il panorama è stata la nuova legge sulle unioni civili: “Ora - prosegue l’avvocato - la legge prevede che il matrimonio venga ‘declassato’ automaticamente in unione civile per decisione del giudice”.

Ma visto che non esiste un precedente, le decisioni del giudice Ettore Di Roberto del Tribunale della Spezia segneranno una nuova via su come conciliare la legge del 1982 con la Cirinnà. “Rispetto a quanto succedeva prima - dice Isabella- possiamo ritenerci fortunate: senza unioni civili saremmo state costrette dallo Stato a ritenerci due estranee. Mentre, ora, chi vive la nostra situazione ha finalmente delle tutele dal punto di vista materiale”.

Secondo l’avvocato La Torre sono circa un centinaio le storie italiane molto simili a quella delle due infermiere spezzine. “E ci sono anche tre coppie che sono ancora sposate - spiega - perché si sono opposte al divorzio che, in ogni caso, non interviene immediatamente ma solo sei mesi dopo l’emissione della sentenza del cambio di sesso”.

Cathy La Torre, in realtà, non vede molto di buon occhio il passaggio da matrimonio a unione civile: “Perché due persone che si amano, che stanno già insieme da anni, devono vedere declassata la loro unione? Quale interesse può avere lo Stato in tutto ciò?“.

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