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Martedì, 23 Aprile 2024
Storia

La jihad è già in Europa: la Spagna ne è la prova

Nel giorno dell'undicesimo anniversario degli attentati di Madrid il ministero dell'Interno fa sapere di aver smantellato una cellula Isis pronta per attacchi nelle grandi metropoli europee. Ma Spagna e jihad si conoscono bene, già da prima della tragedia

In Spagna la polizia ha smantellato una cellula dormiente islamista che sarebbe stata pronta a lanciare attentati terroristici non solo sul territorio nazionale, ma anche altrove in Europa: lo ha reso noto il ministero dell'Interno secondo cui, nell'ambito di un'operazione più ampia scattata un paio di mesi fa, due presunti terroristi sono stati catturati a Ceuta, enclave sulla costa settentrionale del Marocco. Si tratta di un cittadino spagnolo e di uno marocchino, che vanno ad aggiungersi ad altri quattro sospetti arrestati in precedenza.

Tutti, stando a una nota ministeriale, presentavano caratteristiche assimilabili a quelle dei jihadisti coinvolti negli attacchi a Parigi del 7 e 8 gennaio scorsi, rispettivamente le stragi nella redazione del settimanale satirico 'Charlie Hebdo' e in un mini-market kosher. Secondo la nota ministeriale l'indagine si è conclusa il 24 gennaio, giorno in cui quattro sospetti sono stati fermati. Due di questi sarebbero stati pronti a compiere atti terroristici e sono stati arrestati da agenti della Polizia di Ceuta, proprio nel giorno dell'anniversario degli attentati a Madrid del 2004. 

11 MARZO: LA TRAGEDIA E LE POLEMICHE - L'undici marzo 2004 morirono ben 191 persone e 2057 rimasero ferite a causa di diversi attentati coordinati a Madrid, tutti i matrice islamica. Dopo quella tragedia si scatenò una polemica politica tra il Partido popular (PP) e il Partido Socialista Obrero Español (PSOE). Tre giorni dopo ci sarebbero state le elezioni e il segretario del PP e allora primo ministro José Maria Aznar puntò il dito contro Eta, l'organizzazione indipendentista basca. Arnaldo Otegi, dirigente politico di Batasuna, partito politico reso illegale per la sua stretta relazione con Eta, negò con forza quanto detto dal primo ministro, dichiarazione che fu usata per rafforzare l'ipotesi ETA.

Arrivarono anche le smentite ufficiali e la tesi dell'attacco terroristico di matrice islamista fu rafforzata mano a mano che le indagini sui fatti andavano avanti: Eta non aveva mai usato gli attentatori suicidi, pratica invece diffusa nel terrorismo islamico. La Spagna era già nella lista nera degli obiettivi prioritari di al-Qaeda dal tempo dello smantellamento di una cellula spagnola della rete terrorista, diretta da Imad al-Din Barakat Yarkas, legata agli attentati dell'11 settembre 2001. Il governo di Aznar appoggiava la guerra in Iraq e partecipò all'occupazione militare guidata dagli Stati Uniti. Lo stesso Bin Laden minacciava il 18 ottobre 2003 i paesi alleati degli Stati Uniti, e le informazioni di polizia disponibili indicano che la preparazione degli attentati partì dopo l'emissione del video.

SPAGNA E JIHAD - In tutta Europa all'epoca poco si sapeva del terrorismo islamico, anche se già c'era stato l'attacco alle Torri gemelle. In pochi sapevano che proprio in Spagna il gruppo di Bin Laden aveva una delle sue cellule più importanti, smantellata a pochi giorni dalla strage di Ground Zero, vista la sua stretta connessione con gli attentati. Nel 2003, l'anno prima degli attentati a Madrid, più di 40 persone furono arrestate per lo stretto rapporto che avevano con le organizzazioni terroristiche di questa matrice. Già nel 1995 a Barcellona era stato arrestato il primo jihadista spagnolo e nel 1997 fu sgominata la prima cellula iberica, con sede a Valencia. 

Già nel 1985, quando al-Qaeda non si era formata, presso il ristorante "El Descanso" di Madrid 18 persone furono uccise da una bomba e l'attentato fu rivendicato da un gruppo terroristico che inneggiava alla "Guerra santa". Il ristorante era un obiettivo preciso: era frequentato da alcuni militari statunitensi. 

RESPONSABILITA' POLITICA - Nonostante le indagini siano state chiuse a fine gennaio, si è deciso di arrestare due dei sospetti jihadisti proprio nel giorno della ricorrenza dell'attentato. Nonostante la lunga storia (più lunga che negli Usa) che lega il terrorismo islamico alla Spagna, ogni volta che esplode una bomba si pensa a Eta, che ha pubblicamente rinunciato alla lotta armata nel 2011. Oggi, quando la minaccia jihadista coinvolge tutta l'Europa e l'Isis ha delle roccaforti dall'altra parte del Mediterraneo, come viene gestita l'emergenza terrorismo in Spagna? Lo spiega su El País Fernando Reinares, esperto di terrorismo internacional e  professore di Scienza Politica all'università Rey Juan: 

L'undici marzo ci divise come spagnoli perché ci mancava la necessaria determinazione per affrontare attentati terroristici di grande portata, più che la gestione del momento di crisi e di emergenza. Oggi, che il jihadismo ha più forza e la minaccia terroristica coinvolge tutte le democrazie europee, la Spagna è vulnerabile e cosciente ma il compito di continuare a evitare la penetrazione di chi predica questa ideologia e i suoi eventuali progetti violenti, dipende sia dalle élite politiche che dalla società civile, in particolare dai mezzi di comunicazione e dal modo in cui affrontano queste tematiche

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