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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

L'Italia delle culle vuote: nascite al minimo storico

Nel 2018 i neonati iscritti all'anagrafe sono stati 439.747, in calo del 4% rispetto all'anno precedente. Scende anche la popolazione totale: 124mila abitanti in meno, come se fosse scomparsa una città 

Gli italiani non fanno più figli e lo Stivale continua a 'svuotarsi'. Nel 2018 le nascite sono hanno fatto registrare il minimo, con i livelli più bassi dall'Unità d'Italia in poi. Secondo i dati pubblicati dall'Istat, lo scorso anno i neonati iscritti all'anagrafe sono stati 439.747, con un calo del 4% rispetto al 2017, -18mila in valori assoluti.

La diminuzione delle nascite nel nostro Paese si deve principalmente a fattori strutturali. Infatti, si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta, da un lato, all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro, all’ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni Settanta.

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Italia, popolazione in diminuzione

Dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico. Al 31 dicembre 2018 la popolazione ammonta a 60.359.546 residenti, oltre 124mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,2%) e oltre 400 mila in meno rispetto a quattro anni prima. Il calo, spiega l'Istat, è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018 a 55 milioni 104 mila unità, 235 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Rispetto alla stessa data del 2014 la perdita di cittadini italiani (residenti in Italia) è pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila). 

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Si consideri, inoltre, che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300mila unità. Nel quadriennio, il contemporaneo aumento di oltre 241mila unità di cittadini stranieri ha permesso di contenere la perdita complessiva di residenti. Al 31 dicembre 2018 sono 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti all'anagrafe; rispetto al 2017 sono aumentati di 111 mila (+2,2%) arrivando a costituire l’8,7% del totale della popolazione residente.

Il calo delle nascite

L’incremento delle nascite registrato fino al 2008 è dovuto principalmente alle donne straniere, ma negli ultimi anni ha iniziato progressivamente a ridursi anche il numero di stranieri nati in Italia, pari a 65.444 nel 2018 (il 14,9% del totale dei nati). Tra le cause del calo, la diminuzione dei flussi femminili in entrata nel nostro Paese, il progressivo invecchiamento della popolazione straniera, nonché l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di molte donne straniere. Le nascite di bambini stranieri si concentrano nelle regioni dove la presenza straniera è più diffusa e radicata: nel Nord-ovest (21,0%) e nel Nord-est (20,7%).

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In Italia 50 nazionalità differenti

La presenza di quasi 50 nazionalità differenti con almeno 10 mila residenti conferma il quadro multietnico del nostro Paese. Al 31 dicembre 2018 le differenti cittadinanze presenti in Italia sono 196. Le cinque più numerose sono quella romena (1 milione 207 mila), albanese (441 mila), marocchina (423 mila), cinese (300 mila) e ucraina (239 mila), che da sole rappresentano quasi il 50% del totale degli stranieri residenti, confermando la graduatoria del 2017.

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Codacons: "Calo dovuto all'incertezza economica delle famiglie"

"Il nuovo crollo delle nascite registrato nel corso del 2018, scese a quota 439.747 con una riduzione del -4% rispetto al 2017, ai minimi dall'Unità d'Italia, è da attribuire principalmente allo stato di difficoltà e incertezza economica in cui versano le famiglie italiane": questo il commento del Codacons in relazione al report Istat sugli Indicatori demografici.

''La situazione di indeterminatezza e di generale impoverimento del ceto medio registrata in Italia negli ultimi anni, ha reso sempre più difficile per le famiglie mettere al mondo un figlio - spiega il presidente Carlo Rienzi - I costi per mantenere un bambino, infatti, sono costantemente saliti, arrivando a sfiorare nei primi anni di vita, quota 10mila euro all'anno tra alimentari, biancheria, carrozzine, passeggini, culle, spese mediche, asili nido, baby sitter, ecc. A fronte di tali costi in crescita, povertà e difficoltà economiche sono aumentati specie nel sud Italia, rendendo impossibile per una consistente fetta di popolazione permettersi le spese legate alla nascita di un figlio''.

''Senza dubbio oggi molti italiani non possono più permettersi di mettere al mondo un bambino, e sono costretti a rimandare a tempi migliori il proposito di diventare genitori, in assenza anche di un sostegno concreto da parte dello Stato, come attestano i dati diffusi oggi dall'Istat'' , conclude Rienzi.

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