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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Redazione

La grande bellezza e l’immaginario urbano

Le città, come dovrebbero intuire un po’ tutti, non sono solo cataloghi di architetture. Ma certo dopo almeno due secoli e mezzo di guide turistiche c’è ormai una consolidata tradizione in questo campo. Non fa eccezione la scenografia de La grande bellezza che sembra discendere da quelle incisioni di Piranesi, le Varie Vedute di Roma Antica e Moderna, le cui riproduzioni si vedono ancora in certi scompartimenti ferroviari. 

La Città Eterna era la tappa principale del Gran Tour e le vedute i primi souvenir dei pochi fortunati turisti, modello per le successive cartoline. L’opera di Piranesi ha avuto un ruolo decisivo nel trasmettere l’attrazione per la smisurata mole de’ marmi e la vasta ampiezza di spazio tra gli innumerevoli visitatori ed estimatori di Roma delle generazioni successive, anche se  a sua volta la passione per le parlanti ruine e l’esattissima perfezione delle architettoniche parti degli Edifizj gli veniva dalla tradizione rinascimentale veneta.

Le numerose sequenze dedicate soprattutto ai monumenti dell’antichità e del barocco ci riportano alla tradizione dei cataloghi architettonici delle vedute: acquedotti, fontane, palazzi e chiese. E tuttavia non c’è la città dei circa settant’anni di cinema, da Rossellini a Moretti e al suo posto, un’idea di eternità solidificata nei monumenti. Grande (deliberato?) equivoco, l’equazione tra La grande bellezza e Roma, che forse è servita a promuovere il film nel mondo, con ottimi risultati evidentemente.

Le passeggiate del protagonista, Jep Gambardella, servono forse alla individuazione dello scorcio suggestivo, all’evocazione della monumentalità senza tempo, più che alla narrazione vera e propria. La città sullo sfondo, così poco popolata, sembra lo scenario ideale per la promozione turistica piuttosto che per lo svolgimento di una storia. E’ una Roma idealizzata, come quella delle vedute che da cinque secoli isolano dal contesto urbano i monumenti dell’antichità e delle successive fasi storiche, catalogo per l’architettura di tutti i tempi più che città vera e propria.

Ciò che vediamo è quindi l’immaginario urbano del protagonista e che sia diventata proprio questo Roma, solo immaginario urbano, è una domanda sollecitata dal film che è sensato farsi. In fondo è ciò di cui campa l’industria turistica, che non a caso ha già fatto diventare “pacchetto” la serie di luoghi nei quali esso è stato girato. 

Ecco cosa resta dopo La grande bellezza

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