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Giovedì, 25 Aprile 2024
Senza protezioni / Modena

Laila, morta sul lavoro: il macchinario era stato manomesso per "risparmiare sui tempi"

Chiuse le indagini sulla morte dell'operaia: la fustellatrice era stata modificata, inoltre erano assenti alcune protezioni e la 40enne non era stata adeguatamente formata. Il titolare dell'azienda e l'addetto alla sicurezza sono accusati di omicidio colposo con l'aggravante della violazione delle norme antinfortunistiche

La fustellatrice su cui lavorava Laila El Harim, l'operaia deceduta dopo un incidente sul lavoro il 3 agosto del 2021, è  stata modificata rispetto al manuale d'uso per rendere più rapida l'attività. Inoltre, mancavano alcune protezioni e la 40enne non era stata adeguatamente formata all'utilizzo di quel macchinario. Sono queste le conclusioni dell'indagine sulla tragedia avvenuta nello stabilimento Bombonette, di Camposanto, in provincia di Modena, in cui ha perso la vita Laila El Harim, di origini marocchine ma residente in Italia da 20 anni, con un compagno e una figlia di cinque anni. Laila era dipendente dell'azienda Bombonette di Camposanto e stava lavorando a un macchinario per tagliare carta e cartone per imballaggi, dal quale è stata schiacciata.

Chiuse le indagini sulla morte di Laila

Al termine degli accertamenti, la Procura di Modena ha inviato due avvisi di chiusura indagini, atti che solitamente preludono alla richiesta di rinvio a giudizio, al fondatore dell'azienda e datore di lavoro Fiano Setti, 86 anni, e al delegato alla sicurezza, il nipote Jacopo Setti, 31 anni. A loro è contestato l'omicidio colposo con l'aggravante della violazione delle norme antinfortunistiche: una serie di omissioni tra l'altro nella valutazione del rischio e nei requisiti di sicurezza. Come soggetto giuridico è invece indagata l'azienda, cui vengono associati il risparmio economico e di tempi di lavorazione derivati dai reati contestati ai due indagati. 

Dalle indagini, coordinate dalla pm Maria Angela Sighicelli, è emerso come siano stati installati nel macchinario dei pareggiatori in gomma da regolare manualmente. Componenti non previste dal manuale d'uso del costruttore. È emerso inoltre come non fosse presente una protezione statica e fissa, che invece doveva esserci. Una modifica, ha commentato la Slc-Cgil, fatta "per trarre maggior profitto e risparmiare sui tempi di lavorazione".

Laila, è stato ricostruito dall'inchiesta, sarebbe quindi entrata nella fase di pre-avviamento nel macchinario proprio per regolare questi pareggiatori, con l'obiettivo di cambiare il formato di lavorazione. A quel punto è rimasta incastrata nella parte posteriore della macchina tra una 'barra di pinza' e la barra fissa posteriore.

Le modifiche al macchinario

Gli inquirenti sottolineano in aggiunta che i due indagati non hanno valutato il rischio di contatto con organi in movimento durante l'uso delle macchine, tra cui anche quella che ha provocato l'infortunio mortale, pur essendo questo rischio palese, per la mancanza della protezione. Inoltre avrebbero messo a disposizione dei lavoratori attrezzature non conformi ai requisiti di sicurezza e sarebbe stato consentito l'avviamento del macchinario pur in presenza di un operatore all'interno.

Inoltre, come già emerso nelle fasi iniziali dell'inchiesta, viene confermato il fatto che la 40enne, assunta il 16 giugno 2021, non aveva svolto la visita medica preventiva e non aveva effettuato la formazione prevista per l'uso del macchinario cui era addetta, che a norma di legge deve avvenire entro 60 giorni dall'assunzione. Ora si attende la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura, come auspicano i familiari della vittima.

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