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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'orrore / Brescia

Laura Ziliani: ricerche per uccidere sul web, cadavere nascosto per mesi in un luogo misterioso e tisana avvelenata

Emergono dettagli sconvolgenti dall'ordinanza di custodia cautelare del Gip Alessandra Sabatucci che ha portato all'arresto delle figlie e del fidanzato di una di loro

Ieri  i carabinieri hanno dato esecuzione all'ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Brescia, nei confronti di due sorelle di 26 e 19 anni, figlie di Laura Ziliani, la donna scomparsa da Temù, in provincia di Brescia, nella mattinata dell'8 maggio 2021, nonché del fidanzato della sorella maggiore. Il corpo della donna venne poi ritrovato tra la vegetazione sulle rive del fiume Oglio, sempre a Temù, in Valle Camonica, domenica 8 agosto. Emergono dettagli sconvolgenti dall'ordinanza di custodia cautelare del Gip Alessandra Sabatucci che ha portato all'arresto.

Laura Ziliani, tre arresti: l'ordinanza del Gip 

"I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici". A scriverlo è il Gip Alessandra Sabatucci, nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto di due delle tre figlie della donna morta in Valle Camonica lo scorso maggio: Silvia e Paola Zani (la prima di 27 anni, la seconda di 19) e del fidanzato della maggiore, Mirto Milani. Si legge ancora nelle 38 pagine degli atti, dove emergerebbe una chiara volontà omicida degli arrestati: "Il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione che ha permesso ai tre indagati di organizzare un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte della donna e di depistare le indagini a loro carico".  Un residente di Temù, inoltre, avrebbe visto il 25 maggio i due fidanzati Mirto Milani e Silvia Zani entrare nella boscaglia, dove i carabinieri hanno poi trovato la scarpa mancante. La prima era stata rinvenuta nel torrente Fumeclo, "in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso la signora Ziliani", spiegano i carabinieri. Le sue comunicazioni erano intercettate dalla Procura, ma Paola Zani, ovviamente, non lo sapeva. Dall'analisi delle registrazioni emersa nella giornata di ieri emergono particolari inquietanti sulla vicenda.

Paola Zani, parlando con un'amica, avrebbe svelato che il cognato Mirto Milani - 27 anni, laureato in psicologia, sopranista e organista in chiesa - «Ha fatto ricerche su come uccidere la gente, piante velenose, crimini perfetti, serial killer e torture». Stando a quanto riferito all'amica, anche le due sorelle si sarebbero informate «Anche io e Silvia siamo iscritte ad un canale di You Tube denominato Truecrime». 

E' stata uccisa in casa e poi è rimasto "lungamente occultato in un luogo che ne ha permesso una discreta conservazione per l'ampio lasso temprale di tre mesi" il cadavere di Laura Ziliani,  scrive il gip nell'ordinanza nell'ordinanza di custodia cautelare. Il cadavere della donna è stato conservato "in un luogo riparato che ne ha rallentato il deterioramento". In pratica Laura Ziliani "non è morta nel luogo dove il suo cadavere è stato rinvenuto" il che esclude l'ipotesi "che la Ziliani sia stata vittima di un evento accidentale". Tutti elementi che rafforzano la tesi investigativa "che Laura Ziliani abbia trovato la morte all'interno delle pareti domestiche per mano dei tre soggetti ivi presenti la sera dei fatti e che gli accadimenti successivi altro non siano che un tentativo di depistaggio posto in essere dagli autori del reato". Un delitto, si legge ancora nel provvedimento cautelare firmato dal gip di Brescia, "frutto di una lunga premeditazione che ha permesso ai tre indagati di organizzare un piano criminoso che ha permesso loro di celare per lungo tempo la morte della donna e di depistare le indagini a loro carico".

Fu prima narcotizzata con un potente sonnifero e poi uccisa Laura Ziliani, la vigilessa di Temù, comune dell'Alta Val Camonica in Provincia di Brescia, scomparsa l'8 maggio e ritrovata morta l'8 luglio successivo. E' uno dei particolari che emerge dall'ordinanza di custodia cutelare firmata dal gip di Bresicia, Alessandra Sabbatucci, a carico delle due figlie della vittima, Silvia e Paola Zani, e del fidanzato della maggiore di loro, Mirto Milani, tutti finiti in carcere con la duplice accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Gli esami tossicologi condotti sul corpo della vittima, evidenzia il giudice in un passaggio del provvedimento, "dimostrano che la notte tra il 7 e l'8 maggio 2012 Zani Silvia, agendo in concorso con la sorella Paola e con Mirto Milani, abbia somministrato alla madre del bromazepan, sostanza di cui i tre avevano disponibilità". E' stato dunque accertato che "al momento del decesso la vittima si trovava sotto l'effetto di tale composto potenzialmente ideoneo a compromettere le capacità di difesa rispetto insulti lesivi esterni". Insomma, prima di essere uccisa la vigilessa fu stordita e "resa inoffensiva dai tre indagati impigando farmaci nelle loro disponibilità".

Dalle indagini, condotte dai carabinieri di Breno e dirette dai pm della procura di Brescia, è emerso anche che le due figlie della vigilessa e il fidanzato della maggiore di loro avevano tentato di avvelenarla con una tisana durante una cena a Temù "occorsa alla metà di aprile", poche settimane prima del delitto.
I testimoni ascoltati dagli inquirenti hanno infatti riferito di "condizioni del tutto anomale nelle quali versava la Ziliani a distanza di due giorni dalla cena in questione". Un tentativo di avvelenamento non andato in porto ma a tutti gli effetti "prodromo dell'omicidio consumatosi nella notte dell'8 maggio 2021", sottolinea ancora il gip.

Un altro elemento sotto la lente degli inquirenti è quello che riguarda i telefoni cellulari dei tre arrestati. Al momento del sequestro, in seguito alla scomparsa di Laura, i tre apparecchi erano nuovi, resettati alle impostazioni di fabbrica. Interrogati su questa anomalia, i tre dissero di aver venduto i vecchi apparecchi a un immigrato in stazione a Brescia "perché avevamo bisogno di soldi", e di averne poi però acquistati di nuovi. La tesi non ha mai convinto gli investigatori, il Gip ha ipotizzato si tratti di un'operazione volta ad eliminare eventuali prove. Le indagini, avviate dai militari della Compagnia di Breno parallelamente alle ricerche, hanno evidenziato numerose anomalie nel racconto fornito dai tre arrestati, inducendo i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell'infortunio o del malore in montagna. Sin da subito ai carabinieri sono risultati sospetti sia l’allarme dato troppo in fretta dalle due figlie, sia il rinvenimento del telefono cellulare, da cui la donna non era solita separarsi, trovato sotto una panca in cantina. Anche la scarpa è stata rinvenuta nel torrente Fumeclo, in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso la signora.

Laura Ziliani, chi era la vittima 

Madre di tre figlie, Laura Ziliani era vedova dal 2012 per aver perso il marito Enrico Zani, morto a 53 anni all'ospedale di Edolo dopo essere finito sotto una valanga mentre praticava scialpinismo. La donna si era rifatta una vita: lavorava in comune a Roncadelle e viveva a Urago Mella insieme al nuovo compagno e a una delle tre figlie (l'unica non indagata). 

Nonostante il dramma vissuto sulla pelle, con la scomparsa del marito, Laura non aveva mai abbandonato la montagna, sua grande passione. Spesso si fermava a Temù e spesso usciva a camminare anche da sola. Come sabato 8 maggio: ma da quel momento nubi oscure si stagliano sul destino della 55enne. E adesso c'è anche un'indagine per omicidio che sta facendo luce sulla triste fine della donna. 

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