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Mercoledì, 24 Aprile 2024
GIOVANI&LAVORO

Altro che bamboccioni: un giovane su 4 pronto a fare lo spazzino

Nel tempo della disoccupazione record, più della metà dei trentenni italiani vive con la "paghetta" dei genitori: ecco quanto emerge dall'analisi Coldiretti/Ixè su "Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014"

ROMA - "Il lavoro c'è, ma i giovani non hanno ambizione perché stanno bene a casa", diceva John Elkann pochi giorni fa, scatenando una polemica e un botta e risposta con una ragazza disoccupata che attraverso il nostro network ha voluto rispondere al rampollo della Fiat con una lettera. Dall'indagine Coldiretti/Ixè su "Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014", presentata all'Assemblea elettiva di Giovani Impresa Coldiretti, emerge invece una grande flessibilità delle giovani generazioni nel tempo della disoccupazione record. La voglia di mettersi in gioco c'è eccome, insomma. A mancare sono le opportunità concrete sul mercato.

Nel 2014 quasi un giovane su quattro (23%) accetterebbe un posto da spazzino, il 27 entrerebbe in un call center e il 36%, pur di lavorare, farebbe volentieri il pony express. Non solo. Più della metà dei trentenni italiani vive con la "paghetta" dei genitori (51%) o dei nonni e altri parenti (3%) che sono costretti a dare un contributo fino ad età avanzata. Il lavoro, dunque, resta sempre più un miraggio. Ecco perché il 51% dei ragazzi, oltre la metà, sarebbe disposta ad espatriare pur di trovare un impiego.

Un giovane su tre pur di lavorare è disposto ad accettare un orario più pesante con lo stesso stipendio (33%), ma anche, in alternativa, uno stipendio inferiore a 500 euro a parità di orario (32%). Nonostante tutto, però, resta saldo l'obiettivo "italiano" del posto fisso che (se si potesse scegliere) sarebbe preferito dal 46% dei giovani, anche se in calo del 7% rispetto allo scorso anno. In questo ambito tiene il mito del dipendente pubblico al quale ambisce il 34% dei giovani.

Tra chi ha già trovato un lavoro si registrano, continua la Coldiretti, "livelli molto alti di soddisfazione anche per il confronto con le difficoltà dei coetanei. Il 63% è tutto sommato soddisfatto perché il lavoro lo appassiona (25%), perché offre opportunità di crescita professionali (22%) ma anche perché consente di curare altri interessi (16%) mentre appena l'11% è soddisfatto del lato economico". Ad evidenziare la criticità del rapporto tra scuola e mondo del lavoro è il fatto che, sottolinea la Coldiretti, solo il 30% dei giovani fa un lavoro totalmente coerente con gli studi, mentre il 23% lo fa solo in parte.

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